SCO pronta a svelare le sue prove

SCO pronta a svelare le sue prove

In quella che si va delineando come una vera e propria odissea, SCO sta per compiere un importante passo: mostrare le prove delle accuse contro IBM e Linux. L'azienda si è poi detta pronta, se necessario, a far guerra a Novell
In quella che si va delineando come una vera e propria odissea, SCO sta per compiere un importante passo: mostrare le prove delle accuse contro IBM e Linux. L'azienda si è poi detta pronta, se necessario, a far guerra a Novell


Roma – Dietro la pressione di IBM, Novell e la comunità open source, lo scorso venerdì The SCO Group ha annunciato che durante questa settimana mostrerà finalmente alcune delle “centinaia di linee di codice di Linux” che sarebbero state copiate da Unix.

“Questo sarà di beneficio alla comunità del software e un’opportunità di vedere la punta dell’iceberg delle prove che SCO ha raccolto”, ha proclamato Darl McBride, CEO di SCO. “Ci sono linee di codice copiate pari pari da Unix e Unixware in Linux e nel kernel di Linux”.

Nonostante la scorsa settimana Novell abbia negato di aver mai ceduto a SCO i brevetti e il copyright relativo a Unix System V, McBride ha affermato che questa, per il momento, è una questione irrilevante: egli sostiene infatti, ribadendo alcuni dei concetti già espressi di recente , che la diatriba legale con IBM si basa al momento solo sulla violazione di contratti.

McBride non ha tuttavia nascosto l’intenzione, nel prossimo futuro, di estendere il merito della causa in corso anche ai brevetti e alle proprietà intellettuali di Unix, beni che SCO non solo afferma di possedere, ma dice anche di essere pronta a rivendicare trascinando in tribunale Novell.

In un’intervista a Computerworld.com, McBride non ha tuttavia esitato a definire un’eventuale proposta di acquisto di SCO da parte di IBM come “una soluzione viabile” all’attuale situazione.

Il boss di SCO ha poi voluto minimizzare alcune voci che, negli scorsi giorni, sostenevano che l’azienda fosse pronta a citare in giudizio lo stesso papà di Linux, Linus Torvalds.

“Di fatto non vediamo nessuna ragione – ha detto McBride a CBS Marketwatch – per cui dovremmo denunciarlo”.

Lo stesso Torvalds aveva recentemente dichiarato, non senza un pizzico d’ironia, che “non saprei proprio cosa SCO avrebbe da guadagnare nel trascinarmi in tribunale, ma del resto non mi sembra che stiano agendo con molto raziocinio”.

Secondo un recente articolo di Timothy R. Butler, editor in chief di Open for Business , le recenti dichiarazioni di Michael Robertson, CEO di Lindows.com, potrebbero contribuire a far crollare il castello accusativo di SCO. Come si ricorderà, Robertson aveva tranquillizzato i propri utenti sostenendo che la propria azienda ha le licenze necessarie per utilizzare, nel proprio sistema operativo LindowsOS, alcune tecnologie software di Unix. Quest’affermazione, secondo Butler, sottintende il fatto che il codice Unix incluso nel kernel di Linux da Lindows.com – codice legalmente concesso da SCO – sarebbe ormai da considerarsi “libero”, ossia protetto dalla licenza GPL.

“In accordo con quanto affermato nella licenza GPL – ha spiegato Butler – qualsiasi pezzo di codice legalmente utilizzato all’interno di un programma GPL diventa esso stesso GPL”.

Questa è del resto la medesima linea di principio seguita da chi sostiene che sarebbe stata la stessa SCO, vendendo fino a poche settimane fa una distribuzione Linux, ad aver di fatto legittimato l’eventuale presenza di codice Unix all’interno del kernel di Linux.

Ora non resta che attendere l’esibizione, da parte di SCO, delle prove contro Linux e seguire gli sviluppi di un caso che sembra destinato a protrarsi ancora a lungo.

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Pubblicato il 3 giu 2003
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