C’è un crescente fenomeno legato a un utilizzo malevolo dell’AI che le aziende forse non avevano previsto: lo sfruttamento degli algoritmi al fine di creare false ricevute per i rimborsi. Uno finto scontrino del ristorante per un pranzo di lavoro mai consumato, il biglietto del casello di un’autostrada mai presa, una cifra gonfiata per il pernottamento in albergo. Secondo gli addetti ai lavori diventerà un problema serio. Anzi, i numeri dicono che lo è già.
La furbata dei dipendenti: creano scontrini con l’AI
Lo sviluppatore AppZen, che ha condiviso l’esempio allegato qui sotto, afferma che nel mese di settembre il 14% dei documenti irregolari inviati dai dipendenti (delle società che utilizzano i suoi software) è stato generato dall’intelligenza artificiale. E la percentuale è inevitabilmente destinata a crescere in futuro.

La svolta è avvenuta con il lancio del modello GPT-4o da parte di OpenAI. Le sue abilità nella creazione delle immagini consentono a chiunque di ottenere in pochi secondi uno scontrino dall’aspetto realistico, con tanto di pieghe, strappi e cifre calcolate in modo coerente, semplicemente sottoponendo a ChatGPT il giusto prompt.
Ramp, un’altra società impegnata nel settore software, afferma di aver individuato ricevute finte per un valore superiore a un milione di dollari negli ultimi 90 giorni.
Controlli con l’AI, ma sono efficaci?
Come si argina il problema? Con l’AI, naturalmente. O almeno è quello che sperano le aziende. Sono già disponibili strumenti che analizzano a fondo gli scontrini, per scovarne la natura artificiale quando anche la più attenta delle analisi umane è destinata a fallire. Lo fanno anzitutto verificando la presenza di metadati specifici nei file, ma questo controllo può facilmente essere eluso con una fotografia o uno screenshot.
A fronte di tanti pro, è uno dei contro dell’accesso senza limitazioni all’intelligenza artificiale. Anche truffare l’azienda per cui si lavora è diventato più semplice.