Scotland Yard se la prende con i blog

Scotland Yard se la prende con i blog

Le nuove norme di condotta varate dalla Metropolitan Police inducono numerosi poliziotti-blogger a cessare i propri post. Temono ritorsioni. Censura preventiva?
Le nuove norme di condotta varate dalla Metropolitan Police inducono numerosi poliziotti-blogger a cessare i propri post. Temono ritorsioni. Censura preventiva?


Londra – La Metropolitan Police britannica ha pubblicato un nuovo regolamento sul blogging dei propri dipendenti che sta creando scompiglio. Scotland Yard continua a confermare che non si tratta di un “bavaglio”, ma di una semplice regolamentazione che dovrebbe permettere di non compromettere le attività investigative e il buon nome della polizia .

I blogger poliziotti, però, sono preoccupati per questa presa di posizione, ed alcuni hanno già deciso di chiudere i loro spazi online temendo il licenziamento. “Non ho commesso nessun crimine. Non ho compromesso nessun tipo di operazione. Non ho ricevuto alcun pagamento per ciò che ho pubblicato sul mio blog. Tutte le opinioni che ho espresso sono mie. A questo punto però la mia famiglia viene prima e quindi smetterò di aggiornare il blog, con grande rammarico e tristezza”, ha dichiarato l’autore di World Weary Detective .

Le nuove norme sono il frutto del lavoro del Management Board della MP. Le linee guida fanno espressamente riferimento agli effetti dannosi provocati dalla pubblicazione di libere opinioni del corpo di polizia. Si sostiene anche che non si può “vendere” l’esperienza acquisita fin quando si lavora nella polizia né, come già è scritto nei contratti di assunzione, è lecito divulgare informazioni sulle indagini in corso o sui sistemi di sicurezza adottati dalle forze dell’ordine. Un provvedimento disciplinare, che nei casi più gravi può portare al licenziamento, attende chi sgarra.

Ma la blogosfera inglese si agita, tantopiù che non ci sono blog tenuti da poliziotti che violino platealmente le nuove regole: ciò che si teme, e che teme chi li sta già chiudendo, è che possano comunque essere impugnati e provocare conseguenze sul piano lavorativo.

L’esempio di World Weary Detective, a breve, sarà seguito da numerosi poliziotti-blogger. “La parola giusta è ipocrisia. Nella polizia ci viene costantemente ricordato il rispetto della diversità e dei diritti umani, poi quando si tratta di esprimere la propria individualità si viene puniti”, ha confermato un altro blogger.

Il blogging, ormai, sembra essere percepito ancora come un pericolo da parte di numerosi enti ed aziende nei paesi democratici. In passato alcun blogger hanno pagato care le loro opinioni, perdendo il posto di lavoro o subendo denunce.

“I blog si dimostrano come un’ottima soluzione per far avvicinare la polizia ai cittadini, molto di più di quanto riescano a fare le campagne sui media tradizionali”, ha dichiarato un altro blogger che ha voluto mantenere l’anonimato. Conferma la tesi anche David Hockney, membro del UK Independence Party della MPA. “I blog hanno permesso di far comprendere la confusione creata dalla nuove leggi sulla droga. Non bisognerebbe tarpare le ali all’informazione, anche se non ufficiale”, ha dichiarato Hockey.

Ma le affermazioni di un altro blogger, rilasciate durante un’intervista a BBC, sono forse le più esaustive. “Scrivo sul mio blog perché non vi è modo di comunicare agli ufficiali ciò che non funziona. Possiamo offrire anni di esperienza alle persone, più di quanto possano fare i senior manager con le loro carte”, ha sentenziato il poliziotto, ex blogger.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
14 mar 2006
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