Se l'e-government diventa una speranza

Se l'e-government diventa una speranza

Le dichiarazioni all'apertura del convegno internazionale di Palermo sull'e-government indicano come l'ONU, l'Italia e persino un prete salesiano ritengano questo strumento una importante possibile via di sviluppo internazionale
Le dichiarazioni all'apertura del convegno internazionale di Palermo sull'e-government indicano come l'ONU, l'Italia e persino un prete salesiano ritengano questo strumento una importante possibile via di sviluppo internazionale


Palermo – L’apertura ieri della conferenza internazionale “E-government for Development” è stata caratterizzata dalle numerose dichiarazioni che hanno attribuito allo sviluppo delle tecnologie per la Pubblica Amministrazione in rete un ruolo assolutamente centrale nel mondo.

Ad aprire le danze in questo senso è stato il sottosegretario per l’Economia e gli Affari sociali delle Nazioni Unite, Nitin Desai, che in una conferenza stampa ha affermato che l’importanza di portare “il governo” sulla rete, di aprire una nuova stagione di opportunità nelle relazioni con il cittadino e di offrire a costi ridottissimi servizi di informazione e di pubblica utilità attraverso la rete, è superiore a quella del commercio elettronico. “L’e-government – ha infatti dichiarato – è oggi più importante dell’e-commerce e questo è dimostrato anche da un’indagine che abbiamo fatto negli Stati Uniti”.

Secondo Desai, dunque, la scelta italiana di spingere fortemente non solo internamente per l’adozione degli strumenti dell’e-government ma anche di esportare nei paesi in via di sviluppo questi modelli è una scelta “giusta” e ha sottolineato che l’Italia può giocare un ruolo “molto importante” in questo quadro.

Ma a Palermo è giunto anche un messaggio del premier Silvio Berlusconi secondo cui “il sogno che faremo diventare realtà è quello di un modello di Stato che reinventi anche la sua Pubblica Amministrazione, rendendola capace di cambiare, finalmente in meglio, la vita dei cittadini”. Secondo Berlusconi, per i paesi in via di sviluppo l’e-government rappresenta “una grande opportunità” perché sarà più facile “eliminare, introducendo elementi di rigore e di controllo, la preoccupazione, a volte l’alibi, di chi teme che gli aiuti umanitari o gli investimenti privati servano a finanziare guerre e classi dirigenti corrotte”.

E sul fatto che l’e-government possa rappresentare un elemento di riduzione delle distanze con il mondo ricco ha detto la sua anche il ministro all’Innovazione Lucio Stanca, secondo cui il progettone italiano concordato con cinque paesi in via di sviluppo in questi mesi è un esempio di quanto sia “cruciale” questo passaggio. Secondo Stanca, il modello italiano permette di “rispondere ai bisogni informativi dei cittadini e di diffondere le opportunità di sviluppo, indirizzando meglio le informazioni relative alle risorse disponibili e alle regole per gli investimenti”.

Stanca ha anche affermato di sperare che anche il futuro stato palestinese possa partecipare al progetto dell’e-government da esportazione messo a punto dall’Esecutivo.

Contestualmente al convegno don Baldassarre Meli, prete salesiano di Palermo, ha affermato che i paesi sviluppati “non devono solo fare finta di aiutare i meno fortunati, devono davvero difenderli”. Forse rispondendo in qualche modo al richiamo di don Meli, Stanca ha annunciato che l’Italia si colloca tra i membri fondatori della “Development Gateway Foundation”, un’organizzazione a cui partecipa anche la Banca Mondiale e che spingerà l’ICT quale strumento di riduzione della povertà e di accelerazione dello sviluppo nei paesi oggi più indietro.

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Pubblicato il 11 apr 2002
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