Roma – In un momento critico per i mercati finanziari americani, travolti dagli scandali che si sono succeduti, da Enron al gigante delle TLC WorldCom, il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo nel quale attacca America Online per certe pratiche contabili “non convenzionali”, portando così la più importante tra le net company sul banco degli imputati.
L’autorevole giornale della capitale americana ha fatto esplicito riferimento ad una serie di documenti riservati di AOL Time Warner, sostenendo che di fatto il management dell’azienda avrebbe provveduto a ritoccare i conti per far apparire più elevati i propri ricavi, il tutto in un periodo che si spinge fino al 2002 e a partire dal 2000, più o meno nella stagione in cui “esplose” la bolla della cosiddetta new economy.
Nel suo lungo articolo , il quotidiano americano sostiene che le pratiche di AOL erano mirate a far sì che andasse liscia la fusione con Time Warner, che come noto diede vita al maggiore colosso del settore.
Stando al giornale, AOL avrebbe convertito le sue dispute legali in affari pubblicitari, avrebbe trasportato entrate da una divisione all’altra dando così maggiore rilievo alle proprie attività online, avrebbe venduto banner per conto di eBay attribuendo però a sé il valore degli affari così realizzati e in un caso avrebbe trasformato in rendite pubblicitarie un accordo commerciale con un’azienda di Las Vegas.
Alle accuse provenienti dal Post, AOL ha replicato , affermando che “la contabilità per tutte le transazioni di cui parla il Washington Post era appropriata e seguiva i principi generali di contabilità”. “Infine – conclude AOL – si dovrebbe notare che nel loro insieme le transazioni citate dal Post riguardano meno del due per cento delle entrate di AOL in quel periodo, e contabilizzarle in modo diverso non avrebbe avuto alcun impatto sull’utile netto dell’azienda”.