In quella che Forbes definisce come una mossa “inusuale” per Intel, il presidente e membro del consiglio di amministrazione Craig Barrett si appresta a lasciare l’incarico e a concludere la sua lunga carriera nell’azienda dopo oltre 30 anni di onorato servizio. Al suo posto subentrerà Jane Shaw, coetanea dell’ex-presidente e operativa nel consiglio sin dal 1993.
Barrett, 69 anni, lavora nel gruppo di Santa Clara dal 1974, e ha avuto un ruolo chiave nell’aiutare la corporation a raggiungere la posizione in cui si trova attualmente, vale a dire alla guida delle aziende tecnologiche più avanzate e importanti del pianeta. Il dirigente ha contribuito a sviluppare l’attuale assetto produttivo di Intel , che è ora in grado di sostenere la stessa capacità e la stessa qualità in ciascuna delle fabbriche sparse per il mondo.
L’altro tratto caratteristico della gestione Barrett è stata la tendenza a spendere e investire nelle fabs di cui sopra anche in periodi di ristrettezze economiche, come quello seguito allo scoppio della bolla della new economy a cavallo del nuovo millennio. Se la strategia è stata considerata folle dagli analisti, sul lungo periodo ha pagato, e ora Intel può sfoggiare una più evidente superiorità tecnologica sui competitor.
Col tempo Barrett ha scalato tutti i gradini della dirigenza del chipmaker , arrivando alla posizione di presidente nel 2005. Prima ancora era stato CEO per sette anni, incarico ora ricoperto da Paul Otellini. Nell’ultimo periodo l’ex-presidente si era speso particolarmente per l’informatizzazione dei paesi in via di sviluppo , spingendo sulla commercializzazione del Classmate PC in concorrenza alla Children’s Machine del progetto OLPC .
Barrett se ne va, comunque non senza prima aver dichiarato di essere “estremamente orgoglioso di aver contribuito a raggiungere tali risultati e di avere avuto l’onore di lavorare con decine di migliaia di impiegati Intel, impegnati ogni giorno nell’adoperare i propri talenti per rendere Intel una delle prime società tecnologiche del mondo”.
Forbes sottolinea come con l’uscita di scena di Barrett il naturale processo di “successione” al trono di Intel cambi in maniera consistente , perché negli anni scorsi era naturale che il CEO (in questo caso Otellini) venisse chiamato al controllo del consiglio di amministrazione come presidente.
Sia come sia, la nomina di Shaw cade in un periodo piuttosto delicato per gli assetti societari della multinazionale di microelettronica per antonomasia: la crisi economica si sta facendo sentire anche per il comparto tecnologico, e Intel ha annunciato di aver deciso la chiusura di svariate fabbriche operative in tutto il mondo a causa della riduzione dei margini di profitto attesa entro il quarto corrente, con il conseguente preventivato licenziamento di 5.000-6.000 dipendenti.
Alfonso Maruccia