Sommersi dalle sigle dell'ICT

Sommersi dalle sigle dell'ICT

Un lettore racconta l'esperienza di chi riceve continuamente proposte di marketing da produttori di soluzioni informatiche che si rivolgono alla sua azienda. La conseguenza? Malditesta e sensazione di spaesamento
Un lettore racconta l'esperienza di chi riceve continuamente proposte di marketing da produttori di soluzioni informatiche che si rivolgono alla sua azienda. La conseguenza? Malditesta e sensazione di spaesamento


Roma – Ho ricevuto e ricevo ogni tanto comunicazioni e proposte commerciali da svariati fornitori di servizi informatici, presso l’azienda nella quale lavoro. Non si tratta di una azienda molto grande, non sono un ingegnere o un esperto di marketing, ma svolgo il mio lavoro e cerco di far combaciare mezzi e richieste di chi mi dà la pagnotta: ci riesco sufficientemente bene.

Quando leggo cose come “Integrare i processi di business della tua azienda ti permette di migliorare l’efficienza operativa e di ridurre i costi su scala aziendale” riesco ancora a capire cosa significa, ma mi devo sforzare.

Perché? Il marketing e la comunicazione dovrebbero andare a braccetto, secondo un’idea che mi ero fatto. Leggo ancora che XYZ “ti consente di semplificare i progetti di integrazione completa, o end-to-end” . E qui non ci siamo. Io sono anche ignorante finché volete, ma sono un potenziale tramite fra il DENARO e chi mi parla. Perchè desiderano frapporre fra loro ed un potenziale affare delle barriere linguistiche?

Io mi so esprimere correttamente nella lingua italiana e se non esiste altro termine utilizzo abbastanza correttamente anche i termini tecnici che si riferiscono ad oggetti, concetti o procedure, ma quando questi parolai mi rivolgono la parola, non capisco cosa stanno dicendo. Che sia umiliante o vergognoso per me, è cosa di ben poco conto: loro stanno perdendo un potenziale cliente. Se non capisco quello che mi dici, non lo compro, non mi servo di te né di quello che vendi!

Sono sufficientemente umile: quando questo avviene per telefono io chiedo cosa significa, interrompo e chiedo anche di dirmi per esteso le sigle o gli acronimi. Mi sforzo di favorire la comunicazione, anche se non dovrei essere io a farlo, dato che io sono a posto così e non sento ancora l’esigenza del prodotto/servizio che mi vorrebbero vendere.

Leggo ancora che “L’integrazione end-to-end, è fondamentale per essere sempre competitivi nella nuova era del business on demand”. Per me se si parlano tra loro e si capiscono, va benissimo, ma io vorrei almeno un link ad un glossario di marketing, se proprio non mi rompo le pelotas e li mando tutti al paese di Vanguru.

Il fatto che poi mi si chieda di clustering, detection intrusion, hi-end, front end (una volta si diceva interfaccia… come mai non va più bene?), sistemi di AFC, di CPC, FLAPS, CIPS e CAZ non mi diverte più tanto. Io lavoro e spesso queste cose le cerco: dietro le sigle e gli acronimi si nascondono argomenti potenzialmente di mio interesse. Avverto tutti i fornitori che se non iniziano a parlare in modo che io possa comprendere quello che dicono, sceglierò sì il più competente, ma fra quelli che si spiegano in maniera comprensibile.

Il concetto è chiaro ma vorrei ribadire citando altri ambiti in cui questo accade: vengo contattato da diversi fornitori di servizi che dovranno sviluppare un programma per la gestione degli agenti in remoto. Un potenziale candidato ha fatto chiamare da qualcuno che voleva effettuare una piccola parte di preanalisi (giustissimo!) riguardante la sicurezza… Ora, noi – ripeto – siamo abbastanza piccini e lavoriamo in provincia (questo non ci impedisce di fatturare miliardi, naturalmente): ho richiesto espressamente di non parlare per sigle, acronimi e parole inglesi non di uso comune… e questo continua. Mentre la conversazione prosegue è ben chiaro che non capisco quello che mi sta dicendo.

Certo, potrei farmi una cultura su tutto… ma il mio mestiere NON è questo. Spesso sento altri pubblicitari che ricordano che dopo aver risolto i nostri problemi tecnici noi “potremo concentrarci solo sul nostro business”… ma se non iniziate a parlare in italiano, non ci capiremo nemmeno su COSA ci sia da fare! E io sceglierò un altro fornitore, che magari mi spiega: lui con un po’ di umiltà e pazienza avrà guadagnato dei soldi e io avrò risolto il problema della mia azienda. La prossima volta potrò parlare anche io in ostrogoto se è questa la moda che tira.

Lettera firmata

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Pubblicato il
4 apr 2003
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