Spam, il listone opt-out può funzionare

Spam, il listone opt-out può funzionare

di G. Mondi - Ma il Garante italiano per la privacy lo nega. Tuttavia un listone di indirizzi email da proteggere consentirebbe di tutelare almeno in parte l'utente e dare nuova linfa al direct marketing. Perché non provarci?
di G. Mondi - Ma il Garante italiano per la privacy lo nega. Tuttavia un listone di indirizzi email da proteggere consentirebbe di tutelare almeno in parte l'utente e dare nuova linfa al direct marketing. Perché non provarci?


Roma – Non me ne vogliano i sostenitori accaniti della privacy ma questa volta non sono affatto d’accordo con le tesi del peraltro ottimo Garante italiano sulla riservatezza dei dati personali. Il Garante infatti sostiene che una lista opt-out, che elenchi gli indirizzi email di chi non vuole ricevere posta elettronica commerciale andrebbero contro l’attuale legge italiana ed europea e non potrebbero funzionare a dovere.

Se è vero che tutti noi siamo quotidianamente bombardati dallo spam è anche vero che se esistesse un “listone” in cui sono elencati i nostri indirizzi ci renderebbe più facile perseguire chi ci spamma. E non si può escludere che in questo modo forse si potrebbe riuscire ad evitare che una parte consistente della posta commerciale indesiderata prodotta in Italia raggiunga le nostre mailbox.

Non credo peraltro che una lista opt-out di questo tipo significhi “calare le brache” dinanzi all’avanzare dello spam. Credo invece che possa rappresentare un atto di realismo a fronte del fatto che un numero sempre crescente di fornitori di servizi, come l’italianissimo Libero ma anche Hotmail, oggi propongano ai propri lettori sottoscrizioni a pagamento per godere di speciali filtri antispam. Nè è corretto ritenere che l’onere di scartare le email non richieste debba ricadere su un provider che offre servizi gratuitamente.

E’ di questi giorni la notizia che il Garante francese ha già ricevuto nella sua casella antispam 203mila messaggi, cioè segnalazioni di spam che gli vengono inviate dagli utenti francesi. Non sappiamo se questo consenta alla “Commission Nationale Informatique et Liberté” di risolvere il problema dello spam, ma certo è uno di quegli sforzi, anche economici, che forse è necessario iniziare a considerare anche qui da noi. Come, appunto, il listone.

Non posso che accettare la dichiarazione del Garante secondo cui una lista del genere sarebbe “fuorilegge” in Italia e in Europa. Ma le leggi devono adeguarsi alle necessità dei cittadini, non impedire loro di difendersi. Se una legge non funziona, anche solo in parte, allora va cambiata.

E se è vero, come dice il Garante, che mantenere e aggiornare una lista del genere sarebbe complesso e persino costoso, è anche vero che vi sono numerose aziende impegnate nel direct marketing che vivono come una necessità bruciante il tener fuori dalla porta chi agisce in modo irresponsabile ricorrendo allo spam. Non si può escludere che proprio da queste imprese, che da tempo propongono soluzioni di questo tipo, non possa pervenire un appoggio economico e tecnico alla gestione di un sistema globale di opt-out.

Con questo non voglio dire che la soluzione sia a portata di mano ma è innegabile, e lo testimoniano non solo le esperienze dirette degli utenti ma anche le rilevazioni di osservatori internazionali come MessageLabs, che lo spam va aumentando. Qualcosa occorre fare, subito, per fermarlo.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
8 nov 2002
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