Spamhaus boccia le email a pagamento

Spamhaus boccia le email a pagamento

Uno dei più celebri gruppi antispam boccia i progetti di AOL e Yahoo perché - dice - non solo non sono utili nella battaglia contro lo spam ma rappresentano un pericoloso inganno
Uno dei più celebri gruppi antispam boccia i progetti di AOL e Yahoo perché - dice - non solo non sono utili nella battaglia contro lo spam ma rappresentano un pericoloso inganno


Roma – Arriva dallo Spamhaus Project, una delle più celebri organizzazioni che si batte contro lo spam, la più sonora bocciatura per il progetto delle email a pagamento messo in moto da due giganti della rete, AOL e Yahoo. Un progetto, sostengono gli esperti di Spamhaus, pericoloso e controproducente .

Una delle menti dietro Spamhaus , Richard Cox, sostiene che “far pagare una email distruggerà lo spirito della rete”.

“Internet – aggiunge – è diventata quello che è per la libertà della comunicazione che rappresenta. Il dibattito aperto è ciò che le dà valore. Non dovrebbero esserci costi su certi servizi, e l’email dovrebbe essere libera e accessibile a tutti. Questo invece deluderà le persone”.

Secondo Cox il progetto di AOL e Yahoo, quello cioè di far pagare alle aziende l’invio di ciascuna email ai propri utenti che abbiano accettato di riceverle, una sorta di “posta prioritaria garantita”, non servirà a ridurre lo spam .

L’idea di Cox, che è poi quella che circola negli ambienti antispam, è che con il pagamento delle email commerciali, alle quali viene così garantita l’effettiva trasmissione ai destinatari, i filtri antispam possano essere resi meno flessibili: gli oneri per il loro mantenimento diminuirebbero ma così anche le garanzie per gli utenti che nessuna email legittima venga distrutta dai filtri stessi. “AOL – spiega infatti – ha già un ottimo sistema di gestione dello spam e Yahoo sta migliorando. Può forse rendere più facile filtrare le email, e fornire più risorse alla prevenzione dello spam, ma può anche far sì che gli utenti perdano email e così cambino provider”.

In sé il meccanismo di una white-list , ossia di una lista di mittenti “sicuri” da cui ricevere email, è utilizzato da anni in molte e diverse forme tanto dai provider quanto dagli utenti più attrezzati. Va da sé però che il rischio di dare alla white-list l’esclusività della gestione delle email commerciali può tradursi, per dirla con Cox, in una restrizione nell’uso dell’email sul quale non tutti gli utenti potrebbero essere d’accordo.

Secondo News.com il progetto delle due net-company americane è stato accolto con molto interesse nel Regno Unito, dove il Commissario all’informazione, che si occupa di predisporre le nuove normative antispam da sottoporre al Governo, ritiene che un sistema del genere possa “incoraggiare” le aziende a seguire più da vicino le disposizioni, “il che dal nostro punto di vista è una buona cosa”.

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Pubblicato il
9 feb 2006
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