Spammava, 900mila dollari di multa

Spammava, 900mila dollari di multa

Il CAN-Spam Act continua a colpire gli spammer di professione americani. Una società accusata di aver spammato per anni deve pagare una multa salata. Ad altri è andata molto peggio. Prima azione ufficiale in Australia
Il CAN-Spam Act continua a colpire gli spammer di professione americani. Una società accusata di aver spammato per anni deve pagare una multa salata. Ad altri è andata molto peggio. Prima azione ufficiale in Australia


Washington (USA) – Prosegue senza sosta la crociata delle autorità americane e dei gruppi per la privacy contro i soggetti che più si sono macchiati di massicce operazioni di spam: in questi giorni la Federal Trade Commission ( FTC ) americana ha annunciato un’altra ingente multa contro una società che con lo spam avrebbe ingigantito la propria redditività.

FTC ha infatti comminato una sanzione da 900mila dollari a JumpStart Technologies perché, a detta dell’autorità di controllo statunitense, avrebbe inviato dal 2002 in poi, milioni di messaggi commerciali non richiesti.

Ad aggravare la posizione dell’azienda, il fatto che le email – con cui la società pubblicizzava un proprio sito commerciale, oggi non più attivo – venivano mascherate come messaggi personali che contenevano un “consiglio”. Per il CAN-SPAM Act, la legge che dal 2003 ha aperto le “danze” per questo genere di procedimenti, inviare messaggi commerciali mascherati sia nel titolo che nel mittente e studiati per apparire “altro” rispetto a ciò che realmente sono, costituisce un’aggravante.

Non solo: all’azienda viene anche contestato di aver utilizzato quel sito per rastrellare nomi e indirizzi degli utenti e dei loro conoscenti, cui venivano promessi bonus, come prezzi scontati per cinema e teatri.

Stando a FTC, JumpStart svolgeva il suo lavoro promozionale sia per sé che per propri clienti, evidentemente poco disponibili a porsi domande sul metodo utilizzato per la pubblicità online.

Va detto che la multa imposta a JumpStart è apparsa piuttosto contenuta . Grazie a quella stessa normativa,invece, altri casi gestiti da tribunali sparsi sul territorio statunitense si sono tradotti in pene detentive e in risarcimenti plurimilionari .

Di interesse segnalare che nelle scorse ore, come riporta il celeberrimo gruppo antispam Spamhaus.org, l’Autorità per le comunicazioni australiana ha individuato e messo “sotto processo” uno spammer in quello che viene definito il primo caso del genere nel paese dei canguri. Si ritiene che il soggetto incriminato abbia trasmesso almeno 56 milioni di messaggi tra l’aprile 2003 e l’aprile dell’anno successivo. Le sanzioni che deriveranno da questo caso, con l’ enforcement delle leggi antispam, potrebbero raggiungere cifre mai viste prima.

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Pubblicato il
27 mar 2006
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