Spiati dagli RFID? Si faccia luce

Spiati dagli RFID? Si faccia luce

Centinaia di delegati internazionali al WSIS erano sorvegliati: la UE conferma l'uso degli RFID ma chiarimenti e spiegazioni non arrivano. La denuncia del parlamentare europeo radicale Cappato dopo i rilievi di tre esperti
Centinaia di delegati internazionali al WSIS erano sorvegliati: la UE conferma l'uso degli RFID ma chiarimenti e spiegazioni non arrivano. La denuncia del parlamentare europeo radicale Cappato dopo i rilievi di tre esperti


Roma – Aveva sollevato grande scalpore negli ambienti informatici ma, apparentemente, solo in quelli, il fatto che i delegati del WSIS , il Summit mondiale sulla Società dell’Informazione, fossero stati spiati a Ginevra lo scorso dicembre mediante tecnologie RFID . La questione, riportata in Italia da Punto Informatico , è ora oggetto di una denuncia del deputato europeo della Lista Bonino Marco Cappato .

Cappato ha rilasciato un comunicato stampa nelle scorse ore insieme al Partito Radicale Transnazionale ricostruendo la vicenda, che partiva dall’osservazione dei tre studiosi che avevano denunciato la presenza all’interno dei badge forniti all’ingresso del Summit di dispositivi RFID , i chip a radiofrequenza che avrebbero consentito di seguire gli spostamenti dei delegati nelle diverse aree dell’Expo, “in violazione – spiega Cappato – della Direttiva europea sulla privacy, delle linee guida ONU sull’uso dei file personali nonché della legislazione elvetica sulla protezione dei dati personali”.

Come si ricorderà, Alberto Escudero-Pascual dell’Istituto reale di Tecnologia di Stoccolma, Stephane Koch, presidente della Internet Society di Ginevra e George Danezis, ricercatore di Cambridge sono i tre personaggi che non hanno affatto gradito la sorpresina preparata dal WSIS ai delegati. A loro parere i badge venivano letti da appositi rilevatori, capaci di fornire dati utili a tracciare gli spostamenti. Secondo i tre, i chip RFID potevano essere letti da qualsiasi apparecchiatura, come “i distributori automatici all’ingresso di una specifica sala riunioni, in modo da consentire l’identificazione dei partecipanti o di gruppi di partecipanti”. Quel che a loro dire è ulteriormente grave, è che a nessuno è stato detto nulla della presenza degli RFID né sono state spiegate le ragioni di questa scelta.

Cappato ricorda che per questo aveva presentato una interrogazione alla Commissione europea per sapere quali azioni fossero state intraprese a tale riguardo dalla Commissione. Il commissario europeo Erkki Liikanen rispondendo, il 28 gennaio, alla prima delle due interrogazioni aveva confermato l’uso di tali chip a radio-frequenza e, a nome della Commissione, si era impegnato ad “ottenere maggiori informazioni per accertare se e come siano state utilizzate applicazioni basate sulla tecnologia RFID in relazione ai dati personali trasferiti dall’Unione europea, al fine di valutare la legittimità del trattamento di tali dati alla luce del diritto comunitario”.

In una nuova interrogazione del 25 febbraio, Cappato ha chiesto lo stato delle indagini e Liikanen ha risposto il 15 aprile spiegando che dopo contatti con le autorità svizzera la Commissione era “stata informata del fatto che le misure di sicurezza del summit erano di competenza dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni ( UIT ), l’agenzia delle Nazioni Unite a cui è stata affidata l’organizzazione del WSIS” e che, in seguito a tali informazioni la Commissione aveva provveduto, in data 17 marzo a scrivere “una lettera al segretario generale dell’UIT per accertare se e come siano state utilizzate applicazioni basate sulla tecnologia RFID in relazione ai dati personali trasferiti dall’Unione europea, al fine di valutare la legittimità del trattamento di tali dati alla luce del diritto comunitario. “Nella lettera si chiedeva inoltre una valutazione delle misure alla luce del diritto svizzero”.

Sebbene sia passato un mese da quando questa lettera è stata spedita “la Commissione non ha a tutt’oggi ricevuto risposta” .

Non resta da sperare, a questo punto, che sia proprio la UIT, o ITU, a chiarire una volta per tutte chi ha deciso l’impiego degli RFID, perché sono stati utilizzati, perché non ne è stato comunicato l’uso, quali sono i dati raccolti e chi li gestisce.

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Pubblicato il
19 apr 2004
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