Stampa in 3D anche per gli edifici?

Stampa in 3D anche per gli edifici?

Una ricercatrice del MIT sperimenta con un sistema di stampa tridimensionale impiegabile anche con metalli, calcestruzzo, cemento e pietra dura. Stamparsi da sé la propria casa? E perché no?
Una ricercatrice del MIT sperimenta con un sistema di stampa tridimensionale impiegabile anche con metalli, calcestruzzo, cemento e pietra dura. Stamparsi da sé la propria casa? E perché no?

In un futuro forse non molto lontano, tra le meraviglie della stampa in 3D potrebbe esserci anche la capacità di stampare elementi prefabbricati da impiegare negli edifici. Questo almeno è quello che pensa Neri Oxman , ricercatrice del MIT Media Lab impegnata a far avanzare la tecnologia della stampa tridimensionale anche nel campo delle costruzioni .

L’obiettivo di Oxman è sfruttare la crescente funzionalità delle stampanti in 3D, una tecnologia che riproduce modellini computerizzati “tagliando” un materiale polimerico strato per strato e che presto sarà in grado di fare lo stesso con materiali di maggiore consistenza come i metalli e il cemento.

La ricercatrice del MIT lavora ad esempio per permettere alle stampanti 3D di modificare il grado di porosità del cemento o l’elasticità di un polimero durante la “stampa”, o progetta “testine di stampa” da montare su bracci robotici flessibili così da poter avere una maggiore libertà di movimento rispetto alle stampanti 3D fisse.

Una parte importante del lavoro di Oxman è costituita dallo studio degli elementi naturali alla ricerca di nuove strategie costruttive capaci di ottimizzare l’impiego delle stampanti 3D – riducendo il lavoro e i costi necessari per la realizzazione dei materiali.

Un esempio di queste ottimizzazioni “naturali” è quello del legno presente nei tronchi degli alberi di palma, più denso nelle parti esterne – dove le sollecitazioni da sopportare sono maggiori – e più poroso (e quindi meno pesante) al centro. Adottando una simile strategia costruttiva per la stampa 3D di colonne per edifici , stima Oxman, si potrebbe ridurre la quantità di cemento necessaria di più del 10%.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 apr 2011
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