Web – “Sorgono di continuo una miriade di siti, spesso anonimi, che diffondono notizie senza il minimo controllo. Avanti di questo passo non si può andare. La mia non è una difesa corporativa ma una difesa dell’informazione tout court nei confronti di chi legge o ascolta”. Così Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise, apre una lettera-appello inviata al neoministro della Giustizia Piero Fassino, chiedendo interventi urgenti di regolamentazione dell’informazione online. Nel suo appello Tucci spiega: “Le chiedo un intervento urgente, cioè a dire un disegno di legge o qualsivoglia altra iniziativa parlamentare o di governo che possa, e con effetto immediato, dettare regole ad hoc che risolvano al più presto il problema”.
Una presa di posizione che fa da sponda alla campagna della Federazione Nazionale della Stampa , che motiva la caccia a nuove tutele salariali e contrattuali brandendo la sacra spada contro l’informazione in rete, e un appello che ha fatto andare su tutte le furie Vincenzo Donvito, presidente dell’ Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori e da sempre attento a quanto accade sulla rete italiana.
Secondo Donvito l’appello di Tucci è “una richiesta autoritaria, liberticida, destabilizzante le new-Economy e foriera di malgoverno. Questi sono i risultati che darebbero i consigli di Bruno Tucci, se il ministro Fassino gli desse retta, nel merito come nel metodo. Non c’è scritto da alcuna parte che per esercitare la professione di giornalista e per scrivere su un mezzo d’informazione, si debba essere iscritti all’ordine dei giornalisti”. In una nota dell’ADUC, Donvito conclude affermando che “per fortuna nostra, e dello stesso presidente laziale, il mondo sta procedendo in maniera diversa – e per questo fidiamo che il ministro Fassino si faccia una grande risata alla lettura della missiva del Tucci”.
In effetti il problema dell’appello di Tucci pare essere il solito insieme di elementi che da sempre condiziona le iniziative del blocco corporativo dei giornalisti iscritti all’Ordine: poca fiducia nel lettore, che va “tutelato”, e grande fiducia nella stampa cartacea, ritenuta al riparo da manipolazioni, manomissioni, omissioni e quant’altro. Quando poi si viene alla rete, emerge anche una incredibile cecità rispetto al valore intrinseco, e alla forza dirompente, del libero flusso di informazioni nel quale l’utente internet non è colui che fruisce ma colui che sceglie.