Per chi non considerasse la stampa 3D già sufficientemente “hi-tech”, i ricercatori sono già al lavoro su un processo definito “stampa 4D”: si tratta, in sostanza, di materiali stampati in 3D che hanno la capacità di modificare forma e funzionalità nel corso del tempo e sotto gli opportuni stimoli ambientali.
Una possibile applicazione di stampa 4D è già stata resa nota dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) con le micro-sedie che si assemblano da sole , e ora una nuova variante del 4D printing arriva dall’università australiana di Wollongong.
I ricercatori dell’ ARC Centre of Excellence for Electromaterials Science (ACES) paragonano le capacità autoassemblanti delle forme stampate in 4D a un giocattolo in stile Transformer, anche se il prototipo creato per dimostrare l’utilità della tecnologia è tutt’altro che un giocattolo.
Il laboratorio australiano ha infatti realizzato una valvola stampata in 3D , dotata di attuatori che intervengono solo in presenza dell’acqua: la valvola è in grado di chiudersi da sola – modificando la propria forma – quando viene a contatto con acqua calda.
Per ottenere il risultato testé descritto non è necessario alcun processo aggiuntivo oltre alla “semplice” procedura di stampa 3D, spiegano i ricercatori, che si dicono altresì convinti del fatto che la stampa in 4D abbia notevoli potenzialità in campi come la medicina o la robotica “soft”.
Alfonso Maruccia