AllAdvantage tradisce l’Italia, e non solo, e taglia i viveri ai sostenitori del sistema sparabanner, dai più definito uno dei più seri e solidi. Dall’inizio di giugno è infatti arrivato il nuovo regime dei pagamenti che diventano localalizzati, cioè diversi a seconda del paese di residenza dell’utente del network. In pratica, il Globo viene diviso in quadranti fecondi ed altri meno fecondi.
COME FUNZIONAVA
Fino a qualche settimana fa AllAdvantage, una cosiddetta PTS (PayToSurf), pagava agli iscritti mezzo dollaro per ogni ora di visualizzazione a monitor di banner, “sparati” via internet attraverso il software Viewbar scaricabile all’atto dell’iscrizione. Il tetto massimo di ore mensili, e quindi di reddito, comulabile dal singolo utente era uguale in tutto il mondo, 25. Il tetto è ora stato ridotto e riformulato.
Il vero guadagno, però, arriva dai referral, ovvero da utenti del network che quando si sono iscritti hanno indicato al sistemone l’amico che ha suggerito loro di abbonarsi. Ciascun utente può avere anche moltissimi referral, in base al numero di utenti che ha convinto ad abbonarsi al network. Quando un proprio referral naviga, genera una percentuale di reddito che arriva sul proprio conto presso AllAdvantage. Da qui i vantaggi dell’avere un alto numero di referral e lo scatenarsi del meccanismo di “reclutamento” piramidale.
COSA E ‘ ACCADUTO?
Il sistema piramidale, o multilevel, è paradossalmente il motivo principale che ha portato al ridimensionamento, paese per paese, dei pagamenti. Nella pagina con i dettagli dell’operazione Se vivi in Svizzera ti pago di più è chiaramente espresso che la “piramide americana” deve allargare i propri confini, solo così i navigatori americani che si son visti ridurre il loro tetto massimo di ore retribuite a 15 potranno continuare a guadagnare navigando (facendo anche navigare amici e parenti oltreconfine).
Per capire meglio la situazione basta dare una occhiata alla tabella pubblicata da AllAdvantage: in Svizzera ed Austria il tetto massimo di ore è stato portato a 30, mentre in Portogallo si tocca il minimo di 12 ore mensili possibili. A metà strada si collocano Usa e Canada con 15 e l’Italia con una riduzione da 25 a 18 ore mensili che sta scatendando mugugni e migrazioni verso altri sistemi Pts.
I primi mugugni italiani ci furono negli scorsi mesi quando l’azienda stabilì, senza preavviso, una soglia minima di 100mila lire che gli utenti italiani devono raggiungere per essere pagati. Una scelta tutto sommato poco “dannosa”, visto che per cambiare in banca un assegno internazionale il costo dell’operazione può arrivare a costare anche 20mila lire.
Se la matematica non è un’opinione, in questa situazione un italiano senza referral impiega cinque mesi per arrivare a ricevere il primo assegno, mentre un americano, con 7 dollari al mese, certo non se la sentirà più di dire, come in passato che AA è il sistema piu’ serio e redditizzio per navigare pagati.
Nelle scorse ore sono cominciati a nascere siti e movimenti mirati al boicottaggio , altri stanno cercando i mezzi legali per combattere quella che viene definita una “truffa”. Il cambio delle regole in corsa viene percepita come scorretta e deleteria visto anche che i servizi Pts ormai sono centinaia, e notoriamente nei sistemi piramidali è conveniente entrare all’inizio della costruzione e non a metà del percorso quando ormai il sistema è noto e trovare sottoscrittori è sempre più difficile.
A meno che, come teorizza AllAdvantage, i sottoscrittori non si trovino in paesi dove il sistema non è ancora molto usato e dove, forse abbagliati dalla vaga promessa di essere pagati 30 dollari al mese (per quanto tempo ancora?), nuovi stormi di mattoncini della piramide placheranno gli animi infuocati degli amanti traditi dei banner.
Sebbene in tutto il comunicato ufficiale non ci sia traccia di questo, sembra che tra i motivi principali della riduzione delle tariffe ci sia l’annoso problema del Cheat, del “trucchetto” per ingannare il network sparabanner.
La barra Viewbar, difatti, retribuisce solo quando è in corso una navigazione attiva, ovvero con browser in primo piano e mouse in movimento. Molti utenti usano dei piccoli programmini che simulano queste operazioni arrivando in pochi giorni al tetto orario massimo disponibile. Altri programmi invece, modificando il titolo di tutte le finestre aperte sul desktop, permettono l’utilizzo della Viewbar con qualsiasi programma, ovviamente con la connessione ad internet attiva.
Sul sito dei produttori di uno dei più noti di questi software, Progenic FakeSurf (finta navigazione appunto), si trova anche un nutrito forum pieno di consigli e discussioni sulla liceità o meno di usare trucchi per ingannare i banner.
Un programmatore, ora assunto dalla AllAdvantage, aveva persino ideato un programma capace di creare fino a mille finti referral per portare acqua alla cima della piramide senza destare sospetti, ovvero senza farli mai arrivare alla cifra necessaria per il pagamento.
Programmino che, si dice, in realtà conteneva una backdoor che segnalava l’utilizzatore come “imbroglione” all’azienda sparabanner…
Contro gli imbrogli e per un utilizzo dei sistemi Pts in maniera pulita e trasparente, ovvero sorbendosi in silenzio tutti i banner, è nato persino un movimento chiamato UAC (United Against Cheaters).
L’idea di UAC è molto semplice; rubando una mela al supermercato non si danneggia in maniera consistente la ditta, ma se mille persone rubano mille mele al giorno al supermercato probabilmente il prezzo delle mele in quel supermercato salirà, danneggiando così le persone che le mele le pagano. Ecco quindi, secondo lo UAC, perché AllAdvantage sarebbe ora in difficoltà a causa di imbroglioni che non visualizzano nulla ma vengono strapagati, se non vengono scoperti.
Progenic, la produttrice di FakeSurf, ridacchia sulle minacce ricevute da AA e sulle operazioni di UAC. Il vero problema, sostiene, è la sicurezza del sistema. Proprio i cheats dimostrano che AllAdvantage non è un sistema sicuro . Secondo Progenic il problema non è FakeSurf o gli altri cheats ma il fatto che basti un programmino di pochi bit per turlupinare un’azienda che ha distribuito, in 9 mesi, 37 milioni di dollari.
Azienda che, come la maggiorparte dei PTS, monitora e registra l’attività Web di chi utilizza la Viewbar, come è peraltro dichiarato nella pagina dedicata alla privacy : “mentre usi la Viewbar, automaticamente noi catturiamo alcune informazioni sulle tue abitudini di navigazione. Queste informazioni includono l’URL delle pagine viste, il tipo di browser e l’indirizzo IP”.
C’è ancora da fidarsi dunque di una azienda che tiene sotto controllo milioni di navigatori per pagarli 7 dollari al mese?
Pare comunque non essere più un problema per gli italiani.
Da noi, infatti, in preda alle visioni del miracolo economico, nascono aziende come IntelliAd che promette da agosto 2000 di pagare 250mila lire l’ora a chi visualizzerà spot a tutto schermo, trasformando il “pagati per navigare” in “navigare per essere pagati”. L’iscrizione dicono, come sempre, è gratuita. Regaliamo anche a loro i dati personali, tanto ormai anche quelli dei banner piramidali si sono deprezzati per l’eccesso di circolazione ed esposizione.