Talking Points: il POI incontra Bluetooth

Talking Points: il POI incontra Bluetooth

Perché memorizzare un punto di interesse, con l'obbligo di tenere aggiornato il proprio archivio? Grazie all'idea di alcuni studenti si cambiano le carte in tavola: si passa al 2.0 per costruire una realtà aumentata
Perché memorizzare un punto di interesse, con l'obbligo di tenere aggiornato il proprio archivio? Grazie all'idea di alcuni studenti si cambiano le carte in tavola: si passa al 2.0 per costruire una realtà aumentata

Gli utilizzatori di GPS ben conoscono il funzionamento del POI ( Point Of Interest , punto di interesse). Ora, grazie a Talking Points , il concetto di POI diventa duepuntozero , si arricchisce del tagging e passa per il Bluetooth, smettendo di essere un archivio locale da mantenere aggiornato.

L’aggiornamento dei Punti di Interesse di un GPS è infatti necessario per fare in modo che la loro individuazione sul territorio corrisponda alle effettive realtà a cui si riferisce, specie in alcune circostanze . Ora non servirà più: l’innovativo sistema , battezzato Urban Orientation System , riceverà le informazioni su un punto di interesse direttamente da un apposito trasmettitore Bluetooth posto nelle immediate vicinanze.

Il sistema, concepito da un gruppo di studenti dell’ Università del Michigan , si basa su un piccolo dispositivo ricevente da portare al seguito, che riproduce per sintesi vocale o visualizza su un display le informazioni per l’utilizzatore. Il prototipo, a differenza di quanto si possa supporre, non è un cellulare ma un dispositivo dedicato.

Passando davanti ad un qualsiasi punto con al seguito l’apposito ricevitore, il meccanismo si mette in moto: al contatto Bluetooth sarà il punto di interesse stesso – eventualmente selezionato attraverso un tag – a “presentarsi”. Quindi, con un comando vocale o il tocco di un pulsante, si potranno ottenere all’istante tutte le informazioni addizionali disponibili proprio sul punto in questione.

La novità apre un vastissimo panorama applicativo, che spazia dall’aiuto a ciechi o ipovedenti fino allo sfruttamento commerciale più sfrenato: nel primo caso, “Talking Points può essere visto come un primo passo verso una realtà virtuale audio, concepita per il non vedente ma anche utilissima per chi vede perfettamente”, dice James Knox, che ha partecipato allo sviluppo del progetto.

Quanto agli aspetti più commerciali, i beacon Bluetooth potrebbero essere acquistati da qualsiasi attività, con un costo inferiore ai 20 dollari, ed impiegati per fornire informazioni di qualsiasi tipo. Le città, ad esempio, potrebbero taggare etichettare elettronicamente uffici informazioni, parchi, edifici di interesse, ristoranti con menù Braille, toilette o qualsiasi altro luogo, che diventerebbe istantaneamente in grado di essere individuato semplicemente approssimandosi al punto.

Non si tratta della prima incarnazione di questo principio: altri numerosi progetti simili erano già stati concepiti da varie realtà accademiche o commerciali, incluso lo stesso ateneo del Michigan, ma il vero “salto di qualità” è stato reso possibile dall’adozione della tecnologia Bluetooth in luogo di quella RFID. E ora Knox e compagni pensano anche all’ingresso del GPS nella partita.

Alle spalle del servizio è previsto un sistema pienamente 2.0 , costituito da un sito dove ciascun utente può programmare i propri tag di interesse, segnalare punti ritenuti utili a tutti, inserire commenti, segnalazioni ed ogni altra estensione social . “Questo progetto fa nascere una sorta di realtà aumentata ” spiega uno degli studenti che ha lavorato sul progetto: “Esso dimostra come possiamo avvalerci di informazioni generate dagli utenti tramite Internet e portarle nella realtà, dove aiutino la gente a percepire il senso concreto di dove si trova, e quali possibilità in quel momento la circondino”.

Il progetto, che ha ricevuto 10mila dollari di finanziamento dal GROCS 2008 , sarà presentato il 24 settembre dagli studenti stessi alla Ubicomp 2008 in Sud Corea, nonché alla conferenza Accessible Design in Digital World in Gran Bretagna.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
22 set 2008
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