Roma – È bufera sulla proposta lanciata dall’influente deputato europeo Alain Lamassoure, mirata all’introduzione di una tassa su SMS ed email (1,5 centesimi su SMS e 0,00001 centesimi su ogni e-mail). L’idea, prevedibilmente poco gradita all’utenza del vecchio continente, ha scatenato l’avvio di una lunga teoria di petizioni online come Keep Email Free .
“Siamo convinti che l’e-mail, nella sua attuale forma non tassata, abbia assunto un ruolo tale nella comunicazione da essere divenuta parte integrante della nostra società e il veicolo principale dei nostri affari”, riferisce il sito che promuove la petizione, che si prefigge la raccolta di 100mila adesioni.
La tassa su messaggi SMS e di posta elettronica andrebbe ad integrare le fonti di finanziamento dell’Unione Europea, che attualmente può contare sulle entrate derivanti dai contribuzioni degli stati UE, dazi sull’ingresso delle merci e imposte sul valore aggiunto. L’onorevole Lamassoure parla di “noccioline” per definire le proporzioni dell’impatto che la sua proposta avrebbe sull’utenza del Vecchio continente. Noccioline che possono però generare una fonte di introito considerevole, “visti i miliardi di transazioni giornaliere”.
L’idea di tassare i messaggi genera nell’opinione pubblica un’avversione identica a quella provata per i costi sostenuti per le ricariche dei cellulari, già nel mirino di una petizione di successo . Ma la nuova iniziativa ha altre implicazioni non di poco conto e ancora irrisolte, ad esempio su chi dovrebbero farsi carico della raccolta di queste “microtasse”.
Qualcuno si chiede inoltre come potrebbe essere esercitato il controllo su coloro che dispongono di un proprio mail server e fino a che punto possa essere accettato uno screening sul numero di email spedite. Tutti dubbi che, però, potrebbero rimanere irrisolti e rivelarsi superflui: l’onorevole Lamassoure ha diffuso un comunicato in cui, repentinamente, innesta la retromarcia sull’iniziativa proposta perché “nessuna tassazione può essere imposta su e-mail ed SMS, poiché al momento l’Unione Europea non ha la facoltà di imporre nuove tasse”.
Nel chiamarsi fuori da ogni ulteriore discussione in merito (“non ho intenzione di mettere sul tavolo la questione”), l’eurodeputato sembra voler prendere le distanze dalla proposta da lui stesso formulata, e che potrebbe quindi non avere un seguito. Il condizionale è d’obbligo, vista la comprovata capacità dei legislatori nazionali ed europei di sorprendere di quando in quando l’utenza internet con proposte vessatorie.
Dario Bonacina