Roma – Tempi duri per la concorrenza a Telecom Italia. L’azienda ha infatti “spuntato” dall’Autorità per le telecomunicazioni un aumento del canone telefonico a partire da gennaio. Un aumento che non dovrà superare il 5 per cento (contro il 18 per cento chiesto da Telecom Italia) e che è stato legato dall’Authority all’impegno da parte di Telecom di abbassare le tariffe per le urbane e le interurbane.
Le ragioni dell’ok dell’Autorità vanno ricercate nell’analisi che è stata fatta del cosiddetto “deficit di accesso”, una perdita che viene riconosciuta a Telecom Italia in qualità di gestore della rete infrastrutturale sulla quale viene veicolata la stragrande maggioranza del traffico telefonico. L’aumento del canone corrisponderebbe, in quest’ottica, alla copertura di quel deficit che per il 2000 è stimato in 2mila miliardi e che per l’anno prossimo dovrebbe scendere a 1.130 miliardi.
Va detto che Telecom Italia, come ha ripetutamente affermato l’amministratore delegato dell’azienda, Roberto Colaninno, valuta il deficit d’accesso in 4.400 miliardi. Da qui la differenza tra l’aumento concesso dall’Autorità (5 per cento) e quello che Telecom ha chiesto (18 per cento). Nonostante questa situazione, come ha sottolineato il commissario dell’Autorità Alessandro Luciano, oggi le tariffe di Telecom “per urbane ed interurbane sono nettamente superiori ai costi che deve sostenere; il canone mensile di 18.700 lire più Iva potrà anche aumentare, a patto che scendano in modo visibile i prezzi per le telefonate”.