Telefonia: la UE attacca l'Italia

Telefonia: la UE attacca l'Italia

L'Authority sapeva che sarebbe successo ma ha dovuto fare i conti con le lentissime trattative tra Telecom Italia e gli altri operatori. Bruxelles corre in aiuto degli utenti italiani
L'Authority sapeva che sarebbe successo ma ha dovuto fare i conti con le lentissime trattative tra Telecom Italia e gli altri operatori. Bruxelles corre in aiuto degli utenti italiani


Bruxelles – Se fosse una condanna vera e propria risponderebbe probabilmente di più al “sentimento popolare”, ma la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea contro l’Italia per la troppo lenta evoluzione del settore telefonico fa comunque sperare che in tempi brevi qualcosa accada.

La UE si sta muovendo perché entro il primo gennaio 2000 anche in Italia sarebbe dovuta scattare la “portabilità del numero”. Questa consiste nella possibilità per l’utente di cambiare operatore di telefonia senza dover “perdere” il proprio numero telefonico. La direttiva a questo proposito, emanata nel 1998 dalla Commissione, prevedeva anche, a partire dallo scorso primo gennaio, la preselezione dell’operatore (“carrier preselection”), ovvero la possibilità di utilizzare gestori diversi senza dover prima digitare il prefisso corrispondente.

In Italia si va a rilento e sue due fronti. Il primo è quello regolamentare. L’ Authority per le TLC , nel recepire la direttiva, aveva indicato il primo gennaio come data per far scattare la preselezione per le interurbane, spostando al primo maggio quella per le urbane. Una decisione scaturita dall’analisi del nostro mercato telefonico che ha però innescato la procedura di infrazione, vista la diversità delle date di applicazione delle novità. L’altro fronte è quello delle trattative tra Telecom Italia e gli altri operatori per dar vita alla preselezione a tutto campo, con vari azzannamenti reciproci su tariffe, modalità, monopolismi e via peggiorando.

La procedura attivata nelle scorse ore dalla Commissione dà tempo un mese all’Italia per mettersi in regola, e già si sa che un mese non basterà a chiudere le trattative che avvengono attorno ad un tavolo ma anche dentro tribunali amministrativi regionali a colpi di ricorsi. Se seguirà la messa in mora vera e propria si potrebbe verificare il deferimento del nostro paese alla Corte di Giustizia europea. Unica speranza è l’apertura, che pare avviata, di un procedimento in sede UE per rendere “legale” lo slittamento della preselezione delle urbane al primo maggio.

Va detto, comunque, che in una situazione per alcuni versi simile si trovano anche altri paesi dell’Unione, tra cui Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Olanda.

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Pubblicato il 30 mar 2000
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