La telefonia mobile può essere una delle chiavi che possono aprire le porte dello sviluppo ai paesi emergenti. È quanto risulta da un reportage condotto in India da Kevin Sullivan per il Washigton Post , che sembrerebbe dimostrare l’idoneità del telefonino a fornire un contributo per il miglioramento delle condizioni dei paesi in via di sviluppo.
Sullivan spiega in che modo alcuni utenti indiani fanno uso del proprio telefono cellulare per ottimizzare le risorse a loro disposizione e ottenere migliori risultati e performance di business. Coltivatori e allevatori che, con smartphone e PDA-phone connessi alla rete, ottengono dati aggiornati su prezzi e mercati, sfruttano foto e videocamere per consultare veterinari mostrando loro i sintomi presentati dal bestiame malato. Pescatori che, tramite i telefonini, tengono “le redini” dei contatti tra le barche della propria flotta e si collegano a Internet per ottenere previsioni meteo in tempo reale; ma il telefono serve anche per le trattative di mercato: “Il mio telefonino squilla 60 e 70 volte prima che ritorni al porto, alla notizia di una giornata pescosa” dice il pescatore Babu Rajan.
All’inizio del 2000, in India c’erano 1,6 milioni di utenti di telefonia mobile. Oggi sono 125 milioni, il triplo degli utenti di rete fissa dell’intero Paese. Il ritmo di crescita del “mobile” è di 6 milioni di utenti al mese e questo dà motivo agli analisti del settore di prevedere, in quattro anni, che si arrivi a raggiungere circa il 50% della popolazione, che conta oggi 1,1 miliardi di persone.
“Un elemento-causa della povertà è la mancanza di informazione”, afferma C.K. Prahalad, docente di origini indiane dell’Università del Michigan, autore di molti saggi che parlano proprio del rapporto tra commercio e cellulari, e del contributo che questi possono dare a combattere la povertà.
Dario Bonacina