Tesoro! Mi si è allargato il web

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I sette nuovi domini che avrebbero dovuto fare la loro comparsa in rete pressappoco in questo periodo, sono sempre in alto mare, anche a causa di certi monopoli duri a morire
I sette nuovi domini che avrebbero dovuto fare la loro comparsa in rete pressappoco in questo periodo, sono sempre in alto mare, anche a causa di certi monopoli duri a morire


Web (internet) – Come ben saprete, gli indirizzi internet sono composti da lettere separate da punti. In un indirizzo di primo livello come ad esempio www.punto-informatico.it, la prima parte indica il metodo d’accesso, la parte centrale indica il nome del sito e la terza parte assegna il dominio top-level. Oltre ai domini nazionali che identificano ogni singolo stato, vi sono anche i cinque suffissi di carattere generale, che sono .com .org .net. .gov e .edu In più c’è anche .mil, che identifica i server per uso militare.

Ebbene, da circa tre anni ormai, si cerca di aggiungere altri sette domini alla ristretta rosa sopra elencata, ma a causa di disinteressamenti vari e monopoli assai potenti l’idea non si è ancora trasformata in realtà. L’intenzione è lodevole, oltre che estremamente utile, in quanto contribuisce alla soluzione di alcuni problemi fondamentali con cui la rete si trova oggi ad avere a che fare.

I domini proposti sono:
.arts per indirizzi di entità che operano nel settore culturale
.firm per identificare aziende o imprese
.info per siti che forniscono informazioni in particolare o di carattere generale
.nom per identificare siti di carattere personale
.rec per attività del campo ricreativo e dell’intrattenimento
.store per le aziende che offrono servizi e per il commercio elettronico in genere
.web per enti che hanno attività specificatamente correlate al web

La proposta di creare i nuovi domini provenne dalla Iana, l’ente governativo americano che gestisce e assegna il numero di indirizzo al nome del sito. Oltre a questo, si decise anche di creare un massimo di 28 nuovi istituti dedicati alla registrazione di nuovi nomi con i sette domini descritti, in modo da non creare un monopolio che impedisse una rapida ascesa di internet. Proprio quello che non stava accadendo con Network Solutions Inc., l’unica società abilitata alla registrazione dei top-level .com .org e .net, sui quali ha avuto per anni l’esclusiva.

Chissà perché, alle proposte della Iana non seguirono i fatti, e tutto rimase fermo fino al gennaio del 1998, quando fu il governo degli Stati Uniti ad avanzare una proposta di privatizzazione dei domini. Questo piano prevedeva il passaggio in mano ai privati di molte funzioni di internet e l’assegnazione di queste mediante gare di appalto. Secondo il governo, i tre domini esclusivi di Network Solutions dovevano addirittura scomparire, per lasciare spazio ai soli sette previsti, così da razionalizzare un poco l’aspetto della rete.

Venne quindi creata Icann (Internet Corporation For Assigned Names and Numbers) con lo scopo di studiare, proporre e facilitare il mutamento della rete. Da una gestione monopolistica e “assistita” si deve arrivare alla libera gestione da parte di imprese private, ed all’apertura del web verso una conduzione indirizzata dal mercato.

Ad oggi, il monopolio NS (Network Solutions) non sembra nemmeno scalfito, come ha dichiarato anche lo stesso presidente della Icann, Mike Roberts, in un’intervista rilasciata alla rivista Wired: “è una questione molto controversa, e non c’è ancora nessuna decisione sul come, quando e se verranno introdotti i nuovi domini”.

Attualmente siamo fermi ad un accordo stipulato tra il Dipartimento del Commercio USA e NS, il quale stabilisce che il “dominio” sui domini di NS si protrarrà per altri quattro anni, mentre sarà ridotta la tassa di registrazione da nove a sei dollari. Della ventilata razionalizzazione della rete, insomma, non se ne ha traccia, anche se, con i ritmi di crescita su cui in questi ultimi anni si è attestata, una modifica strutturale è divenuta ormai inderogabile. Si può sperare?

Luca Biagiotti

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Pubblicato il
26 nov 1999
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