Toblòg/ Cosa succede a Tunisi

Toblòg/ Cosa succede a Tunisi

di V. Bertola - Mercoledì inizia il Summit ONU sulla società dell'informazione. Un membro della delegazione italiana spiega come funziona, di cosa si parla e cosa è lecito sperare
di V. Bertola - Mercoledì inizia il Summit ONU sulla società dell'informazione. Un membro della delegazione italiana spiega come funziona, di cosa si parla e cosa è lecito sperare


Roma – E’ sabato sera, e sono seduto sul balcone della mia camera d’albergo a Gammarth , a nord di Tunisi . Domani, a una decina di chilometri da qui, incomincia il Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione (WSIS), un evento planetario organizzato dalle Nazioni Unite a conclusione di un processo di quattro anni, per tracciare la strada verso un mondo globalizzato e interconnesso , in cui le tecnologie siano un modo per sostenere lo sviluppo del genere umano, dei suoi diritti e della sua ricchezza, anziché uno strumento per aumentare ancora di più le differenze e i privilegi.

Certo, queste sono belle parole, ma il difficile è metterle in pratica. E’ chiaro che le occasioni di questo genere non sempre hanno un impatto diretto e chiaramente riconoscibile; ma d’altra parte, se non si comincia a discutere e a porsi questo genere di problemi, non si può nemmeno lavorare alle soluzioni. E’ triste che in Italia, a parte qualche raro articolo, non se ne sia parlato; perchè i temi che emergono in questo Summit sono molti e tanto importanti quanto interessanti.

Ma, per prima cosa, forse è il caso che vi spieghi meglio come funziona un Summit delle Nazioni Unite: presa la decisione di farlo, le delegazioni delle varie nazioni del mondo si incontrano periodicamente, ogni tre o quattro mesi, per preparare un documento finale, nel quale le nazioni stesse stabiliranno principi comuni e si impegneranno a determinate azioni. Il documento viene costruito sulla base del consenso, andando avanti a discutere e cercare vie di mezzo finchè tutti non accettano il testo: e se questo da una parte porta spesso a risultati deboli e vaghi, dall’altra è l’unico modo perchè i risultati possano veramente essere riconosciuti e adottati da tutti.

Purtroppo durante questi anni di discussione è emerso un problema fondamentale: nel mondo del ventunesimo secolo, e specialmente per le tecnologie dell’informazione ? punta di diamante della globalizzazione ?, non sono più i governi, da soli, a determinare il futuro. La direzione presa dalla tecnologia e da Internet è data dalla somma di infinite azioni di infiniti attori ? in gergo detti stakeholder ? ognuno in un ruolo diverso: e così, la rete oggi è il risultato delle azioni del governo americano e di altri governi, ma anche di varie aziende grandi e piccole, ma anche di un numero infinito di individui che hanno creato siti, applicazioni, contenuti, senza chiedere consigli o permessi a nessun ente parastatale.

E così, non solo i governi non sono più da soli a decidere il futuro della rete, ma, quando le loro decisioni non tengono conto del sentire comune e delle richieste di tutti gli altri stakeholder, il risultato dei loro tentativi è solitamente una misera prova di impotenza. (Qualcuno ha parlato di peer-to-peer?)

E’ per questo motivo che la grande innovazione di questo Summit, anche se incompleta e ancora osteggiata da molti governi, è il coinvolgimento diretto delle aziende e delle associazioni non governative nella discussione e nel processo di definizione del documento finale, aprendo anche il dibattito su come estendere questo coinvolgimento a tutte le forme di decisione collettiva che impattano sul futuro di Internet.

Insomma, questo è il summit in cui si discute di come governare il mondo del futuro, e di come coinvolgere i privati e la società civile senza perdere la legittimità che deriva dalla democrazia e senza lasciare il controllo in mano ai più ricchi e ai più forti; e, se i nostri politici sono troppo impegnati a discutere di Celentano , nel resto del mondo la discussione è aperta da tempo.

In termini di questioni specifiche, si è parlato veramente di tutto, dal computer da cento dollari al controllo americano su ICANN e sui nomi a dominio, dai finanziamenti contro il digital divide alla lotta allo spam, dalla libertà di espressione in rete alla proprietà intellettuale; e i prossimi tre giorni di febbrili riunioni saranno dedicati a concordare la versione definitiva del documento finale, in cui vi sono ancora molti punti controversi e privi di accordo.

Dopodiché, da mercoledì, inizierà il Summit vero e proprio e ci si potrà rilassare: tutto sarà già stato deciso, e per quattro giorni si potrà invece partecipare a discussioni e convegni, visitare gli stand, e scoprire la quantità incredibile di attività che sono in corso su questi temi per tutto il mondo. A meno che…

Già, perché a tutto questo si sommano le polemiche sul venire a fare questo Summit proprio qui, proprio in Tunisia , un paese democratico solo sulla carta; un paese che ci ha accolto con striscioni di vago sapore rumeno, voglio dire, della Romania di Ceausescu : “Benvenuto ai distinti ospiti di Sua Eccellenza il Presidente Zine El Abidine Ben Ali!” ; “Benvenuto ai delegati da parte della Coalizione Costituzionale Democratica!” (Come dice il nome, la Coalizione Costituzionale Democratica , partito del Presidente, è quella che se la critichi in un blog finisci in galera senza passare dal via; vi metterei anche il link alla notizia, ma sfortunatamente dalla Tunisia non è accessibile.)

Figuratevi che, nell’ultima riunione preparatoria a Ginevra , un esponente della società civile non-governativa tunisina ? talmente non governativa che, si è scoperto dopo, la stessa persona era stata nominata Senatore dal Presidente (vorrete mica fare delle elezioni per il Senato…) ? ha chiamato la polizia per interrompere un incontro tra le NGO europee e i dissidenti locali, proclamando che si trattava di un “incontro illegale” perché non autorizzato dal governo tunisino. Internet risponde con le proprie armi: c’è persino il video

E però, così tanto per portarsi avanti, dopo aver firmato un impegno con le Nazioni Unite di permettere la partecipazione aperta e libera al Summit, la Tunisia – pare – ha vietato l’ingresso nel Paese al segretario generale di Reporter Senza Frontiere , una delle associazioni globali più critiche verso il governo locale.

Insomma, si preannuncia un Summit molto interessante. Se la connettività regge, e se non mi sbattono in galera nel corso di qualche incidente (ma, per fortuna, sono “embedded” nella delegazione governativa, e questo è Bene), cercherò di mandare un aggiornamento ogni sera su questo blog, per tutta la prossima settimana. Auguratemi buona fortuna.

Vittorio Bertola
(Tunisi)
Toblòg

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Pubblicato il 14 nov 2005
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