Toccami, sarò la tua interfaccia

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Basta afferrarlo, e il dispositivo del MIT può trasformarsi in quasi qualunque cosa. Un telecomando, una fotocamera, un joypad. Il segreto è tutto nei sensori, decine, nascosti sotto la superficie
Basta afferrarlo, e il dispositivo del MIT può trasformarsi in quasi qualunque cosa. Un telecomando, una fotocamera, un joypad. Il segreto è tutto nei sensori, decine, nascosti sotto la superficie

All’apparenza sembra una specie di “pezzo di sapone” squadrato come quelli una volta in voga in tutti i bagni dell’italica provincia, ma il super-controller in via di sperimentazione presso il leggendario Massachusetts Institute of Technology di tecnologia ne contiene parecchia, praticamente tutta quanta, almeno per quanto riguarda i controller e i dispositivi di interfaccia con apparati elettronici e aggeggi per l’intrattenimento.

Il “pezzo di sapone” monta un paio di LCD, uno sul davanti e l’altro dietro, implementa un accelerometro a tre assi e 72 diversi sensori su tutta la sua superficie per tracciare la posizione delle dita dell’utilizzatore. Per farlo funzionare basta prenderlo in mano e il pezzo di sapone riconoscerà, dal modo e dall’inclinazione in cui l’utente lo regge e lo posiziona, quale “forma” il suddetto utente vorrebbe far prendere al controller : potrà funzionare da videocamera, da wiimote, da microfono eccetera.

I display LCD servono appunto a visualizzare una rappresentazione grafica del controller particolare adatto alla situazione, e dal MIT assicurano che il prototipo è attualmente in grado di “indovinare” la modalità da attivare nel 95 per cento dei casi . Solo però se il dispositivo è stato accuratamente tarato sulle posture e le prese manuali di ogni singolo utilizzatore: in caso contrario le percentuali di successo scendono al 70.

Anche così, a ogni modo, la ricerca è promettente e gli studiosi si dicono “convinti che il riconoscimento dell’impugnatura potrebbe essere implementato come interfaccia utente utile”. Per arrivare al risultato gli esperti hanno coinvolto tredici diversi utilizzatori, a cui è stato chiesto di tenere in mano il blocco di tecnologia universalista come se fosse (a turno) un telecomando, un PDA, un joypad e via impugnando. L’analisi degli input registrati dai sensori ha infine permesso la sinterizzazione di pattern di riconoscimento adeguati per fornire al dispositivo capacità di autoapprendimento.

Della bontà dell’approccio del MIT è convinto anche Patrick Baudisch, impegnato sulle interfacce utente presso l’ Hasso Plattner Institute in Germania e Microsoft Research negli USA, secondo il quale l’approccio di usare contemporaneamente (diversamente da quanto fatto sino a ora) i sensori tattili e gli accelerometri è una trovata “intelligente”. “La percentuale di successo del 90 per cento mi sembra molto promettente per questo genere di prototipo”, ha concluso.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 20 feb 2009
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