Un esteso meccanismo di blocco volontario del sistema TOR, richiesto dagli ufficiali di polizia giapponese ai principali fornitori di connettività nel paese del Sol Levante. I provider dovrebbero intervenire con specifiche misure tecniche per impedire ai netizen locali di navigare in modalità anonima con la celebre darknet che sfrutta il protocollo a cipolla .
In un recente rapporto stilato dalla stessa polizia nipponica, il sistema TOR avrebbe permesso la proliferazione digitale delle più svariate attività criminose, dalla pubblicazione di minacce al furto di denaro dagli account bancari . Mascherando la propria identità, i malviventi cibernetici avrebbero vita facile nell’adescamento di minori o per l’accesso non autorizzato ai database di aziende e dipartimenti nazionali.
È per questo che la polizia giapponese ha chiesto ai provider il blocco di tutti quei canali di comunicazione anonima sfruttati dagli utenti della rete TOR per compiere reati online. Non è però chiaro come faranno i principali ISP asiatici a distinguere ogni volta quelle attività anonime illecite dagli usi legittimi della darknet a cipolla, spesso sfruttata da giornalisti e attivisti democratici per sfuggire alle grinfie della censura .
In paesi come la Cina e l’Iran, il sistema anonimo garantito da TOR si è rivelato fondamentale per un accesso in totale libertà. Gli stessi responsabili del Tor Project hanno lanciato un appello per l’apertura di nuovi ponti che permettano ai cittadini digitali di navigare senza paura . Dalla Siria all’ex-Persia, numerosi canali dell’infrastruttura a cipolla sono stati abbattuti su ordine dei governi locali.
Mauro Vecchio