Torvalds e compagni oltre il FOSS

Torvalds e compagni oltre il FOSS

Quali sono i sistemi preferiti di chi sviluppa codice aperto? Mac e Chromebook, almeno in due casi eccellenti venuti alla ribalta di recente. Linux? Sì, forse, e comunque non troppo
Quali sono i sistemi preferiti di chi sviluppa codice aperto? Mac e Chromebook, almeno in due casi eccellenti venuti alla ribalta di recente. Linux? Sì, forse, e comunque non troppo

Anche chi sviluppa codice open source e fonda progetti FOSS ha le proprie passioni “particolari” in fatto di sistemi informatici, a quanto pare, e paradossalmente in questa passione Linux è solo una variabile e non il requisito fondamentale. Perché troppo Linux fa male, lo dice anche Linus (Torvalds).

Prendi Miguel De Icaza, ad esempio: il co-fondatore dei progetti Gnome e Mono ammette candidamente di aver abbandonato Linux mesi fa e di essere passato a Mac OS, un sistema a suo dire molto meno problematico da usare.

Mono e (soprattutto) Gnome sono pezzi importanti del mondo desktop basato su Linux, ma De Icaza non ce la faceva proprio più a dover battagliare con ricompilazioni del kernel, degenerazioni nelle prestazioni e driver video che non ne vogliono sapere di collaborare: lo sviluppatore ha cominciato la sua “relazione” con i Mac(book) durante una vacanza in Brasile durante il 2008, e da allora non è più tornato indietro.

Linux sul desktop è un (eco)sistema piagato dalla frammentazione, dalle incompatibilità tra distro diverse ma con lo stesso kernel e da “incompatibilità tra versioni delle stesse distro”, un disastro nucleare (per parafrasare il richiamo di De Icaza agli incidenti di Three Mile Island e Chernobyl) a cui lo sviluppatore ora preferisce il sistema operativo (derivato da Unix) di Apple. Anche prima dello switch , d’altronde, De Icaza consigliava i sistemi di Cupertino ad amici e parenti.

Chi invece Linux continua a usarlo ma solo per compilare e non come sistema per il “lavoro normale” è Linus Torvalds, l’istrionico patron del Pinguino – e tutt’ora “giudice ultimo” di quello che deve e non deve essere incluso nel kernel FOSS – che si è innamorato del Chromebook Pixel di Google.

Il laptop/thin client di lusso di Mountain View ha uno schermo “bellissimo” che per di più ha un rapporto prospettico (3:2) alieno agli odiati (da Linus) schermi widescreen, dice Torvalds, dà la birra a qualsiasi laptop in circolazione ed è dotato di un sistema cloud (Chrome OS) più che sufficiente per le esigenze di comunicazione (lettura/scrittura email) che occupano la maggior parte del tempo dello sviluppatore. Linux verrà installato presto sul sistema, dice ancora Torvalds, per le occasioni in cui sia necessario ricompilare o gestire i repository di codice git.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 8 mar 2013
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