Toutiao Search è il motore di ricerca di ByteDance (TikTok)

Toutiao Search, un motore di ricerca per ByteDance

L'azienda di ByteDance getta il proprio guanto di sfida a Baidu e lancia un motore di ricerca nel territorio cinese: Toutiao Search è online.
Toutiao Search, un motore di ricerca per ByteDance
L'azienda di ByteDance getta il proprio guanto di sfida a Baidu e lancia un motore di ricerca nel territorio cinese: Toutiao Search è online.

La leadership di Baidu come motore di ricerca in Cina (detiene il 76% di market share) non è in discussione, almeno per il momento, ma il colosso di Pechino potrebbe in futuro trovarsi a dover fare i conti con un concorrente scomodo. Stiamo parlando di ByteDance, considerata la startup di maggior valore del pianeta, già in controllo dell’applicazione TikTok (ex Musical.ly) che spopola anche in occidente e in Italia.

Come anticipato da alcune indiscrezioni trapelate nelle scorse settimane, l’azienda ha lanciato la sua interfaccia per la ricerca delle informazioni online: si chiama Toutiao Search ed è raggiungibile all’indirizzo toutiao.com/search oppure m.toutiao.com/search nella sua edizione mobile-friendly. Fa parte del portale Toutiao, aggregatore di notizie già attivo da tempo, ma funziona in modo del tutto indipendente. In seguito all’immissione di una query, la piattaforma restituisce un mix di risultati provenienti sia dalle risorse in Rete sia dai contenuti presenti nelle applicazioni di ByteDance.

La homepage di Toutiao Search, il motore di ricerca lanciato da ByteDance

Cina: ricerche e censura

Secondo la redazione di TechCrunch, i risultati restituiti sono filtrati: ad esempio, cercando “Hong Kong” compaiono notizie relative alle proteste delle ultime settimane provenienti solo ed esclusivamente da fonti e testate approvate dal governo centrale.

Nel recente passato anche Google ha valutato l’idea di tornare a operare in Cina con un proprio motore di ricerca. L’iniziativa, nota internamente come Project Dragonfly, è stata definitivamente abbandonata in seguito alle proteste giunte un po’ da ogni parte per via della sua natura. L’intenzione era quella di sottomettere il servizio al volere di Pechino, applicandovi una forma di censura così da non rendere raggiungibili alcune tipologie di contenuti.

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Pubblicato il
12 ago 2019
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