UK, arrestato per proxy

UK, arrestato per proxy

Agevolare l'accesso ai siti resi irraggiungibili per violazione del copyright, per le autorità del Regno Unito, significa a sua volta compiere un'attività illegale
Agevolare l'accesso ai siti resi irraggiungibili per violazione del copyright, per le autorità del Regno Unito, significa a sua volta compiere un'attività illegale

Apriva agli utenti britannici una via per accedere ai siti che il Regno Unito ritiene inadatti per i cittadini della Rete: è stato arrestato nel corso di un’operazione antipirateria, accusato di aver agevolato l’accesso a materiale pirata.

Il gestore di Immunicity.org , un servizio che si proponeva come “una soluzione semplice per aggirare la censura” è stato arrestato a Nottingham dalla Police Intellectual Property Crime Unit (PIPCU), la divisione della Polizia londinese recentemente istituita per reprimere per le violazioni del copyright.

In un destino comune ormai a molti proxy che operavano a favore dei cittadini britannici, il sito è ora inaccessibile, come altri servizi quali Piratereverse.info , Kickassunblock.info , h33tunblock.info , più esplicitamente dedicati a supportare gli utenti nell’accesso a siti bloccati nel Regno Unito per violazione del copyright.

Nel caso di Immunicity e dei siti bloccati nei giorni scorsi, però, non è stata la collaborazione dei registrar a ridurli all’inattività ma è stato lo stesso gestore arrestato a consegnare i domini alle forze dell’ordine prima di essere rilasciato, mentre le indagini sono ancora in corso.

“Nel momento in cui i tribunali hanno iniziato ad emanare ordini di inibizione, gli utenti Internet hanno cercato delle soluzioni per continuare ad accedere ai siti bloccati aggirando le restrizioni poste in essere dagli ISP. – ha spiegato Kieron Sharp, a capo della Federation Against Copyright Theft – Una di queste soluzioni è rappresentata dai server proxy”. Poco importa, dunque, che i proxy siano un importante strumento per aggirare censure di ogni genere: la loro attività, nel Regno Unito, è considerata illegale quanto quella dei siti che permettono di raggiungere. A mostrarlo con chiarezza, le parole di Andy Fyfe, a capo di PIPCU: “Agiremo con durezza nei confronti delle persone che riteniamo stiano mettendo a disposizione illegalmente materiale protetto dal diritto d’autore o che stiano deliberatamente agevolando questo tipo di attività illegali”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 11 ago 2014
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