UK, la lista del copyright

UK, la lista del copyright

I signori del diritto d'autore contro 100 siti legati alla condivisione selvaggia di musica e film. In attesa che il Digital Economy Act faccia il suo ingresso in terra britannica. Ma gli ISP non ci stanno e dichiarano battaglia
I signori del diritto d'autore contro 100 siti legati alla condivisione selvaggia di musica e film. In attesa che il Digital Economy Act faccia il suo ingresso in terra britannica. Ma gli ISP non ci stanno e dichiarano battaglia

Una corposa lista di circa 100 spazi online, indicati dagli alti rappresentanti della Motion Picture Association (MPA) – la controparte internazionale della famigerata MPAA – alle autorità in terra britannica. Cento siti per altrettanti luoghi di proliferazione incontrollata dei contenuti , in chiara violazione del copyright.

The Pirate Bay, Newzbin 2, Movieberry e Free Movies Online 4 You . Sono solo alcune delle risorse indicate dai signori del diritto d’autore, incluse in una specifica lista consegnata al governo di Londra e poi apparsa in esclusiva tra le pagine online del quotidiano nazionale The Guardian .

I vari ISP d’Albione dovrebbero dunque essere costretti a staccare la spina a questi siti, tutti colpevoli di condivisione selvaggia di musica e film. Almeno secondo i legittimi detentori dei diritti, che sembrano già prepararsi alla prossima implementazione della cura Mandelson al P2P, trasformata – in maniera sin troppo frettolosa, a parere di alcuni osservatori – nel Digital Economy Act .

E proprio sulla definitiva introduzione del DEA è scoppiata una nuova polemica in terra britannica. Il ministro per le Comunicazioni Ed Vaizey ha recentemente affidato ai vertici dell’ Office of Communications (Ofcom) il compito di stabilire se il blocco dei siti pirata rappresenti una misura effettivamente praticabile .

British Telecom e TalkTalk incontreranno a breve i rappresentanti di governo per discutere su alcune disposizioni introdotte dal DEA. In particolare quella relativa al grado di responsabilizzazione dei singoli ISP, in teoria protetti dal semplice e basilare principio del mere conduit .

Ma i signori del copyright sembrano vederla in modo diverso , volendo affidare ai provider un ruolo da poliziotti del web. Già i vertici di MPAA avevano stilato in terra statunitense una lista molto simile a questa, contenente i vari famigerati mercati del P2P e della pirateria globale.

La sensazione, almeno in terra britannica, è che l’implementazione del DEA subisca ulteriori rallentamenti, in primis nell’attesa di un via libera da parte di Ofcom. Pare che dell’entrata in vigore di regole non se parlerà fino all’anno 2012.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
23 mar 2011
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