Ancora fedele a un unico chatbot AI? È come andare sempre nello stesso ristorante convinti che sia il migliore del mondo, senza mai provare quello nuovo dietro l’angolo. La verità è che affidarsi a un solo assistente AI oggi significa limitarsi volontariamente, e rinunciare a capacità e che potrebbero cambiare in meglio il modo in cui si lavora, si studia o si risolvono i problemi quotidiani.
La tentazione di scegliere un favorito e dimenticarsi del resto è comprensibile. Si impara a conoscerlo, si personalizzano le risposte, si costruisce una routine. Ma questa fedeltà monogama verso l’intelligenza artificiale rischia di diventare un ostacolo più che un vantaggio. Ogni chatbot eccelle in aree specifiche e fallisce miseramente in altre, perciò pretendere che uno faccia tutto perfettamente non è ragionevole.
Il mito del chatbot perfetto
L’industria dell’AI ci ha venduto l’idea del “super assistente” capace di fare tutto: scrivere codice, comporre poesie, risolvere equazioni, dare consigli medici e persino sostituire lo psicologo. La realtà è molto più prosaica. Ogni modello è addestrato con dati diversi, ottimizzato per compiti specifici, limitato da scelte tecniche in fase di sviluppo che privilegiano certe capacità a scapito di altre. Non esiste davvero un assistente che fa tutto bene.
ChatGPT potrebbe brillare nella scrittura creativa, ma inciampare su calcoli matematici complessi. Claude eccelle nel ragionamento strutturato e nella programmazione ma può risultare eccessivamente formale nelle conversazioni casuali. Gemini ha accesso a informazioni aggiornate ma può mancare della profondità analitica di altri modelli. Perplexity fornisce sempre le fonti, ma la sacrifica creatività per l’affidabilità.
Non è una questione di quale sia “il migliore” in assoluto. È che non esiste un migliore assoluto. Ogni chatbot è come uno strumento in una cassetta degli attrezzi. Si usa il martello per i chiodi e il cacciavite per le viti. Provare a fare tutto con un solo strumento non è proprio il massimo…
I chatbot e le camere d’eco
Utilizzare sempre lo stesso chatbot crea quella che viene definita “camera d’eco“. Il modello impara il proprio stile, le preferenze, i propri pregiudizi, e finisce per confermare e rafforzare le proprie convinzioni. È confortevole ricevere risposte che confermano sempre il proprio modo di pensare, ma è anche pericoloso. Ci si ritrova intrappolati in un balletto di conferme dove le proprie idee non vengono mai davvero messe in discussione.
Interpellare diversi chatbot sullo stesso argomento produce risultati sorprendentemente vari. Non solo nelle informazioni fornite, ma nel modo di strutturare il pensiero, nell’approccio al problema, nelle soluzioni proposte.
L’arsenale strategico
La strategia ottimale non è scegliere un vincitore ma costruire un arsenale. Ogni chatbot diventa uno specialista nel proprio team virtuale, chiamato in causa quando serve la sua expertise specifica.
Per la ricerca e la verifica dei fatti, Perplexity è imbattibile. Non si limita a dare risposte ma mostra sempre da dove provengono le informazioni. Quando si ha bisogno di dati affidabili, fonti verificabili, informazioni aggiornate su eventi recenti, è lo strumento giusto. Non c’è da aspettarsi creatività o elaborazioni filosofiche profonde, ma per le ricerche fattuali è una garanzia.
Per la programmazione e il ragionamento logico, Claude si difende bene. Tiene traccia delle conversazioni lunghe, analizza il codice complesso, aiuta a scovare bug. È utile per chi sviluppa software e lavora su progetti articolati, poiché ricorda le scelte fatte in precedenza e suggerisce modifiche sensate al codice.
Per la creatività e la versatilità generale, ChatGPT resta il numero Uno. Dalle email alle poesie, dai riassunti alle storie, ha quella flessibilità che lo rende il coltellino svizzero dell’AI. Le funzioni aggiuntive come la generazione di immagini, l’analisi di documenti, le istruzioni personalizzate lo rendono estremamente adattabile.
Per l’integrazione con l’ecosistema Google, Gemini è la scelta naturale. Chi vive tra Gmail, Drive, Calendar e gli altri servizi del gigante di Mountain View, l’integrazione nativa offre vantaggi pratici enormi. Può accedere ai propri documenti, gestire appuntamenti, analizzare fogli di calcolo direttamente.
Verificare è sempre d’obbligo per non trovarsi poi nei pasticci. Anche i modelli più avanzati hanno le allucinazioni e inventano con una sicurezza disarmante. Quanti avvocati ha presentato in tribunale casi legali completamente inventati da ChatGPT?… Verificare quindi non è paranoia, ma assolutamente necessario. Un chatbot che dice con sicurezza qualcosa di sbagliato può causare danni reali.
Privacy e sicurezza
Ogni conversazione con un chatbot è potenzialmente materiale di addestramento per futuri modelli. Ogni domanda, ogni correzione, ogni interazione alimenta il sistema. Se si usa sempre lo stesso servizio, si costruisce un profilo dettagliato di se stessi in un singolo database aziendale. Distribuire le conversazioni su piattaforme diverse diluisce questa raccolta dati. Informazioni professionali su uno, personali su un altro, creative su un terzo.
Bisogna poi considerare anche i rischi di interruzione del servizio. Quando ChatGPT non funziona (e capita), milioni di persone si ritrovano improvvisamente senza il loro assistente AI del cuore. Avere delle alternative pronte è sicuramente saggio.
Come orchestrare il proprio team di chatbot AI
Il trucco non è usare casualmente chatbot diversi ma sviluppare un sistema. Identificare i punti di forza di ogni modello e assegnarli di conseguenza. Non è complicato come sembra, dopo qualche settimana di sperimentazione, diventa istintivo sapere quale strumento tirare fuori per quale problema.
Inoltre, non serve pagare quattro abbonamenti premium. È possibile usare le versioni gratuite per le cose semplici e pagare solo quella che si usa di più. Per tutto il resto, le versioni gratuite bastano e avanzano.
Perché usare un solo chatbot AI è un errore
L’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento normale come lo smartphone o il computer. Dipendere da un solo chatbot è riduttivo, come usare sempre lo stesso motore di ricerca o leggere una sola fonte di notizie. Saper usare più modelli non è solo pratico, è una competenza necessaria. Capire le differenze, riconoscere i limiti, sfruttare i punti forti, chi impara a muoversi tra diversi chatbot avrà un vantaggio netto su chi resta fedele a uno solo.