In viaggio dal New Jersey alla Spagna, oltre 6mila chilometri di mare per studiare il comportamento delle correnti e la temperatura dell’acqua tuffandosi tra la cresta di un’onda e la successiva. Un aliante marino, che plana tra i flutti immergendosi fino a 100 metri di profondità per poi sbucare qualche tempo dopo in superficie e riferire tutto quanto scoperto e catalogato, via satellite. Lo fa senza equipaggio e senza un vero motore a bordo : basta una batteria che viene spostata da un capo all’altro dello scafo come fosse una zavorra ad assicurare agli studenti dell’ Università Rutgers l’ennesimo beep che segnali l’arrivo di altri dati preziosi.
Il piccolo gioiello che in questi mesi solca le acque dell’Atlantico si chiama RU17 , ed è un glider marino: un velivolo pensato per volare nell’acqua senza l’ausilio di propulsori o di pilota, sfruttando le correnti allo stesso modo in cui un aliante sfrutta i venti ascensionali per sostenersi in volo. Ha già completato con successo missioni esplorative nei mari di mezzo mondo, ma la sfida di attraversare l’Atlantico è la più difficile che si sia mai trovato ad affrontare: il professor Scott Glenn , che dirige il programma, spiega che il suo team non è neppure certo che la batteria possa farcela a durare per l’intero viaggio.
“È un po’ come costruire la strada mentre ci stai viaggiando” racconta il professore, spiegando come viene gestito il cammino di RU17: partito dalle coste statunitensi sfruttando la Corrente del Golfo, la sua rotta viene modificata in seguito alle sue continue immersioni ed emersioni per sfruttare le micro-correnti locali che i sensori rivelano sul suo cammino. Ad ogni trasmissione, l’equipe incrocia i dati forniti dal GPS con quelli ipotizzati in precedenza, così da raccogliere informazioni preziose su quanto le notizie in possesso dei ricercatori su quelle acque e quelle correnti si discostino dalla realtà attuale.
Il tutto avviene in modo quasi del tutto automatico . Il piccolo aliante giallo, chiamato affettuosamente scarlet knight (il cavaliere scarlatto) dagli studenti in omaggio alla mascotte dell’università, si immerge da solo e da solo tenta di progredire nel suo cammino. Da remoto, in una stanza dei bottoni localizzata all’università ma che potrebbe essere ovunque, il team di Glenn provvede a raccogliere dati e tenere sotto controllo lo stato dell’hardware, continuando ad accumulare preziose informazioni che potrebbero fare luce sui mutamenti climatici .
Sebbene, infatti, l’attuale analisi sia limitata a salinità dell’acqua e temperatura delle correnti , i sensori a bordo di RU17 potrebbero consentire ogni tipo di studio. Dalla tracciatura di mappe del fondale alla catalogazione della fauna e della flora che incontra sul suo percorso, il tutto a costi pari a una frazione di quelli necessari per inviare una nave sul posto, e senza mettere in pericolo esseri umani che vanno a comporre l’equipaggio delle imbarcazioni.
Gli oceani, racconta il professore, sono ancora per larga parte un oggetto misterioso e sconosciuto. Le informazioni del suo aliante possono aiutare a comprendere meglio i processi di questi ecosistemi , fornendo suggerimenti preziosi per la salvaguardia delle coste e per stimare con precisione quanto e quanto in fretta il clima stia mutando sul pianeta. E proprio l’Atlantico del nord, dove nuota ora RU17, è uno dei punti nevralgici per valutarlo.
Luca Annunziata
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