Un tecno-serpente salverà molte vite

Un tecno-serpente salverà molte vite

Pensato per il campo di battaglia, potrebbe tornare utile anche nella vita di tutti i giorni. Strisciando dove non si potrebbe, tenendo d'occhio i pazienti e sostenendoli in attesa dei soccorsi
Pensato per il campo di battaglia, potrebbe tornare utile anche nella vita di tutti i giorni. Strisciando dove non si potrebbe, tenendo d'occhio i pazienti e sostenendoli in attesa dei soccorsi

In apparenza ricorda più il frutto della nefasta nanotecnologia impiegata dai villain di Metal Gear Solid 4 che qualcosa di più rassicurante, ma in realtà è una seriosa ricerca portata avanti presso la Carnegie Mellon University per sviluppare uno strumento di indagine che sia di supporto al personale di soccorso in quelle condizioni in cui non è possibile accedere facilmente al paziente o al ferito . Come ad esempio capita in guerra.

Frutto di un lavoro che si porta dietro 10 anni di tentativi e migliorie, il braccio-biscia robotico è controllato in wireless da remoto e grazie alle sue giunture può flettersi, cambiare forma e posizionarsi sulla parte desiderata della persona da analizzare . Tale analisi è al momento già capace di individuare se il respiro della persona è presente, ma gli ideatori sperano di riuscire a dotare l’aggeggio di sensori a ultrasuoni con cui individuare eventuali emorragie interne.

Tra i compiti principali per cui il robo-serpente è stato inventato c’è ovviamente il soccorso ai soldati colpiti sul campo di battaglia , difficili da raggiungere direttamente dallo staff medico se non a rischio della propria pelle. Non è un caso, in tal senso, che il team della CMU già collabori con l’esercito statunitense nel progetto Life Support for Trauma and Transport system (LSTAT), una “barella” che funge da reparto di terapia intensa portatile attualmente impiegato in Iraq e Afghanistan.

Il problema di LSTAT, naturalmente, è che il paziente bisogna mettercelo su questa barella, quindi occorre esporsi al fuoco dei cecchini nemici per andare a recuperare un commilitone colpito sul campo aperto. Il braccio robotico della CMU risolve d’un colpo la questione occupandosi lui stesso di fare una prima valutazione sullo stato di salute del ferito, restituire le immagini carpite con la cam on-board e fornire ossigeno con un ventilatore integrato.

Tra le potenziali applicazioni del robo-biscione non ci sono ovviamente solo le guerre o le missioni militari nei punti caldi del globo: un braccio semi-autonomo flessibile e manovrabile a distanza, capace di arrivare là dove il soccorso umano non potrebbe, sarebbe utilissimo anche in contesti quali procedure chirurgiche ad alto rischio, ispezione di ponti, disattivazione di ordigni esplosivi e molto altro ancora.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 5 feb 2009
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