Cambridge (USA) – Il suo nome originale è M13 ed si tratta di un virus biologico molto semplice, particolarmente adatto per esperimenti d’ingegneria genetica. Alcuni scienziati del MIT sono riusciti ad alterarne il genoma in modo da trasformarlo in un nanoassemblatore naturale di piccolissimi filamenti metallici – un ruolo particolarmente utile nella costruzione di microbatterie al litio.
Il team di ricerca ha modificato le proteine del capside , l’involucro esterno che protegge il materiale genetico del virus: il “guscio” è adesso in grado di attrarre, in modo insolitamente naturale , specifici ioni di metallo utilizzati per plasmare filamenti dal diametro di appena 6 nanometri e della lunghezza di 900 nanometri. Dimensioni da record: meno di un quinto del diametro di un globulo rosso.
Inserito all’interno di speciale soluzione a base d’acqua, il virus diventa una sorta di “fuso” attorno al quale “i filamenti di ossido di cobalto s’aggrovigliano velocemente”, dice la ricercatrice Angela Belcher. L’aggiunta di una piccola quantità d’oro rende i filamenti “ottimi conduttori d’elettricità”, continua la Belcher, “così che in futuro possiamo sperare di clonare grandi colonie di virus ed utilizzarli come mattoni per batterie dalle dimensioni assai ridotte”.
Attualmente il virus M13 modificato viene cresciuto all’interno di batteri, così come avviene per la maggior parte dei virus geneticamente modificati. Il materiale genetico del virus, infatti, necessità della struttura cellulare di un “ospite” affinché possa avviare il processo di replicazione.
Tommaso Lombardi