Una campagna contro i porno-manager?

Una campagna contro i porno-manager?

Internet Watch Foundation lancia l'ennesima campagna moralizzatrice. Stavolta, nel mirino, i dipendenti che scaricano pornografia, anche infantile. Ma ci sono già i filtri di BT
Internet Watch Foundation lancia l'ennesima campagna moralizzatrice. Stavolta, nel mirino, i dipendenti che scaricano pornografia, anche infantile. Ma ci sono già i filtri di BT


Londra – Ci risiamo: Internet Watch Foundation , dopo aver condotto numerose e disparate battaglie per la legalità su Internet, richiama nuovamente l’attenzione dell’opinione pubblica britannica. Questa volta il problema sono i risultati di una ricerca definita “allarmante”: il 74% dei manager inglesi non denuncerebbe gli impiegati colti a scaricare “immagini indecenti” sul posto di lavoro. Sempre secondo questa indagine, il 40% delle aziende non prevede alcun tipo di controllo sull’operato online dei dipendenti. L’allarme è che i dipendenti potrebbero, in teoria, liberamente scaricare persino pedoporno .

Nonostante i dati della ricerca confermino che solo l’1% del materiale pedopornografico mondiale transiti per il Regno Unito, il watchdog più indaffarato di Londra non si dà pace: le connessioni Internet in ufficio, se non monitorate , potrebbero favorire nefande attività pedopornografiche. IWF vuole spingere le schiere di manager e lavoratori alla crociata per una Rete priva di qualsiasi tipo di contenuto osceno, senza se e senza ma.

Non è certo la prima volta che IWF si accanisce contro il problema, talora sopravvalutato , della pedopornografia su Internet. Secondo quanto dichiarato dal direttore di questa influente associazione, le aziende britanniche non avrebbero troppa intenzione di partecipare alla “moralizzazione” degli spazi online. Peter Robbins, vertice di IWF, sostiene infatti che “i dati nelle nostre mani sono agghiaccianti: è fondamentale che le aziende controllino le abitudini telematiche dei propri impiegati, evitando in tutte le maniere che possano scaricare contenuti immorali ed illegali” – pedoporno incluso, sottolinea in un comunicato stampa.

Tuttavia la stampa internazionale, negli ultimi anni, ha messo in evidenza che l'”epicentro” della pornografia infantile online sia sopratutto nell’Europa continentale, e la Gran Bretagna già dispone di avanzati e discussi sistemi di filtraggio “a monte” di certi siti nonché di armate di cybercops impegnati nel reprimere il fenomeno. Ma prevenire, garantiscono i membri IWF, è sicuramente meglio che curare.

La nuova campagna di sensibilizzazione, in realtà, a chi giova ? IWF non sembra infatti intenzionata a chiedere interventi là dove i problemi dello sfruttamento minorile nascono, cioè nei paesi poveri dove un pericolosissimo mix di problemi sociali: povertà, fame, criminalità, si tramuta spesso in pornografia infantile, con il beneplacito di ricchi signorotti occidentali. Come accade in tutti i paesi colpiti dal triste fenomeno del turismo sessuale.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
12 mag 2005
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