Unicredito investe per il futuro

Unicredito investe per il futuro

di Massimo Mantellini. Il gruppo bancario annuncia che regalerà a tutti i propri dipendenti un PC ad alte prestazioni da installare a casa. Un esempio raro di lungimiranza nel campo delle nuove tecnologie?
di Massimo Mantellini. Il gruppo bancario annuncia che regalerà a tutti i propri dipendenti un PC ad alte prestazioni da installare a casa. Un esempio raro di lungimiranza nel campo delle nuove tecnologie?


Web – “Giù il cappello!”

Quella annunciata il primo febbraio da Unicredito è la più ampia e intelligente iniziativa di introduzione alle nuove tecnologie che un soggetto, pubblico o privato, abbia intrapreso in Italia da quando i PC hanno iniziato ad abitare le nostre case ed i nostri luoghi di lavoro.

Ai 37.500 dipendenti del gruppo, Unicredito fornirà in comodato gratuito un PC ad alte prestazioni (Pentium3 933mhz,128mb, DVD, HD 20 giga), lo doterà di software appropriato (office 2000) e di collegamento a Internet e ne garantirà l’installazione e l’assistenza a domicilio per i tre anni del contratto. Verrà inoltre attivato un call center per il supporto telefonico. Al termine di questo periodo di prestito, chi lo vorrà potrà decidere di riscattare la macchina mediante il pagamento dell’1% del valore originario (circa 50.000 lire).

Non si tratta di una novità. Molte grandi aziende hanno intrapreso strade simili nel corso degli ultimi due anni negli Stati Uniti (tra le più importanti Ford, Delta e American Airlines) e qualche piccolo tentativo simile si era visto nei mesi scorsi anche da noi. Mai fino ad oggi però avevamo assistito ad una iniziativa di così ampie proporzioni e con contenuti tecnologici tanto orientati verso la qualità; basti pensare che le iniziative analoghe messe in atto in USA prevedevano PC entry level e modesti sconti per la connessione a Internet.

La logica che sta dietro ad iniziative del genere è quella che degli “investimenti per il futuro”: si tratta di una vera e propria rarità nel panorama italiano. Anzi, i soggetti tipicamente deputati a organizzare gli investimenti per il “nostro” futuro (tecnologico e non) – le persone che noi ciclicamente scegliamo perchè se ne occupino – mostrano ormai da tempo capacità previsionali e progettuali limitatissime. Aggiungete a questo una diffusa ignoranza sulle nuove tecnologie, condite il tutto con una manciata di arroganza e una spruzzatina di supponenza ed otterrete la ricetta per il futuro tecnologico che i nostri parlamentari hanno confezionato per noi in questi anni.

Stanchi, come ormai siamo, delle chiacchiere al vento su quello che si farà, si appronterà, si metterà in opera, perchè la tecnologia migliori la nostra vita, la qualità delle nostre comunicazioni, e le nostre conoscenze, registriamo con piacere il fatto che imprese private si pongano concretamente un problema, quello dell’acculturamento telematico, che dovrebbe interessarle solo marginalmente e del quale invece sono costrette ogni giorno di più a farsi carico autonomamente.

Unicredito sa bene, come lo sappiamo tutti noi, che un lavoratore che non conosce l’utilizzo di base di un PC, che non sa utilizzare un word processor o un programma di posta elettronica o che non è in grado di raggiungere una informazione sul web, oggi è un lavoratore a metà e domani sarà più facilmente un peso per l’azienda che non una risorsa. Certo è possibile attrezzarsi in tal senso nelle nuove assunzioni, ma una grande azienda con decine di migliaia di dipendenti deve oggi porsi anche il problema di valorizzare il capitale umano di cui già dispone. Dotare le case dei propri dipendenti di un PC, una stampante e un accesso a Internet è la maniera migliore per stimolare un apprendimento che non può essere imposto (a meno di non volere investire risorse finanziarie e di tempo molto maggiori) ma nemmeno ignorato.

“Giù il cappello” quindi ad Alessandro Profumo ed all’iniziativa di Unicredito che, di concerto con i sindacati di categoria, ha colto l’essenza del problema della familiarità con la tecnologia in un paese dove tale argomento è tanto dibattuto quanto poco concretamente affrontato. Riuscendo tra l’altro a percepire correttamente la grande differenza fra “avvicinare” gli individui alle novità tecnologiche e “imporre” un adeguamento improvviso e traumatico ad esse (ricordate le infelici battute di Franco Bassanini sui dipendenti pubblici che in assenza di pratica informatica avrebbero fatto bene a trovarsi un altro lavoro?).

Si ha la sensazione di vivere altrove, a leggere il comunicato che ha raggiunto ogni singolo dipendente Unicredito il 31 gennaio scorso. Torniamo solo per un istante, a precipizio, nell’Italia che conosciamo quando, dalle ultime righe del documento, apprendiamo che i sindacati hanno immediatamente richiesto all’azienda che i PC siano forniti di monitor a cristalli liquidi.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
3 feb 2001
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