USA, censura automatica sui DVD

USA, censura automatica sui DVD

Se passa al Congresso, una legge consentirà la rimozione dai DVD in commercio di contenuti potenzialmente offensivi. Senza consultare i produttori
Se passa al Congresso, una legge consentirà la rimozione dai DVD in commercio di contenuti potenzialmente offensivi. Senza consultare i produttori


Washington (USA) – Negli States lo chiamano “DVD sanitizing”, termine che indica la censura di fotografie o di intere sequenze di materiali contenuti sui DVD che si avviano al commercio. Ed ora l’ igiene automatica per i DVD sta per diventare legge.

L’idea di una normativa che sta acquisendo consensi tra i membri del parlamento americano è quella di far sì che una commissione ad hoc depuri i DVD , per renderli “compatibili” con il vasto pubblico, togliendo dunque le scene che possano essere ritenute inadatte a bambini e minori. In particolare si vuole evitare che finiscano nei DVD scene di sesso o di violenza. Il tutto senza consultare i produttori del DVD stesso.

La proposta, alla quale Hollywood naturalmente ha intenzione di opporsi con tutte le proprie forze, sembra però cozzare con il sistema di rating che da decenni regola la distribuzione sul mercato USA di contenuti come i film, un sistema pensato per indicare facilmente se la natura dei materiali è più o meno adatta ad un pubblico non adulto.

Il Family Movie Act prevede che la censura dei DVD sia legale soltanto sui prodotti destinati all’uso domestico, in quanto i film nelle sale potranno continuare ad uscire senza censure.

Va detto che la normativa non arriva né a caso né all’improvviso, essendo invece figlia di una disputa legale che oppone ClearPlay all’associazione degli studios americani MPAA . ClearPlay produce lettori DVD che con un software di filtering ad hoc e personalizzabile vengono ritenuti in grado di tagliare certe scene di film. Un dispositivo che Hollywood osteggia in quanto, come ha dichiarato il capo della MPAA Jack Valenti, “distrugge l’idea originale degli autori” dei film. Un esempio usato dagli studios in tribunale è quello di uno dei film “Austin Powers”, innocui lungometraggi demenziali, del quale il lettore taglia 22 minuti su 94.

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Pubblicato il 25 giu 2004
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