USA, epidemia di body scanner

USA, epidemia di body scanner

Le autorità federali avrebbero preso seriamente in considerazione la possibilità di diffondere la tecnologia degli scanner full-body ai quattro angoli delle strade statunitensi. Documenti riservati lo confermano
Le autorità federali avrebbero preso seriamente in considerazione la possibilità di diffondere la tecnologia degli scanner full-body ai quattro angoli delle strade statunitensi. Documenti riservati lo confermano

I body scanner statunitensi sono costantemente al centro di polemiche e accuse di palesi violazioni della privacy dei cittadini, ma questo non ha certo fermato il Departement of Homeland Security nel suo obiettivo di espansione dell’utilizzo sempre più ubiquo e orwelliano della tecnologia. Lo rivela EPIC (Electronic Privacy Information Center) dopo aver ottenuto accesso alla documentazione riservata del DHS grazie al Freedom of Information Act .

EPIC dice che il DHS “ha speso milioni di dollari su una tecnologia di body scanner portatile che potrebbe essere impiegata sui binari, negli stadi e in qualunque altro posto” per monitorare i passanti con un tecnologia che l’organizzazione che si batte per la tutela dei diritti digitali ha già avuto modo di definire “invasiva, inefficace e incostituzionale”.

Gli scanner millimetrali studiati dal DHS prevedrebbero in particolare la costruzione di flussi video “intelligenti”, un insieme di “videocamere statiche multiple” installate ai diversi angoli di un furgone equipaggiato con l’attrezzatura necessaria alla scansione, videocamere montate sui pali della luce, sugli edifici e in qualsiasi altro posto ci sia il passaggio continuo di una massa di persone .

I documenti divulgati da EPIC rivelano in sostanza che le intenzioni del colosso burocratico del DHS sono andate ben oltre le peggiori paure dei detrattori degli scanner millimetrali e del tecnocontrollo ubiquo. Tanto più che l’agenzia federale considererebbe soddisfacente un 90 per cento di successo nell’individuazione di dispositivi esplosivi celati sotto al vestiario.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
4 mar 2011
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