USA: finalmente crittazione libera

USA: finalmente crittazione libera

Fanno festa gli industriali del software dopo l'annuncio della Casa Bianca circa le nuove regole per l'esportazione di tecnologie di crittazione. Non ci sono più limiti
Fanno festa gli industriali del software dopo l'annuncio della Casa Bianca circa le nuove regole per l'esportazione di tecnologie di crittazione. Non ci sono più limiti


Washington (USA) – Gli USA hanno dovuto riconoscere che le tecnologie di crittazione più valide possono anche non essere americane. Infatti l’amministrazione Clinton ha varato nuove regole per l’esportazione dagli Stati Uniti di tecnologie di crittazione, regole che di fatto consentono alle aziende statunitensi di esportare senza limiti i propri sistemi.

La maggiore opposizione finora era rappresentata dall’assunto secondo cui l’offerta all’esterno degli States di sistemi di data scrambling decisamente potenti, significasse mettere uno strumento in più nelle mani di terroristi o potenze nemiche. Anche per questo la crittazione era soggetta alle stesse limitazioni all’export previste per gli armamenti. Ora l’assunto è finalmente caduto dopo le pressioni che da anni l’industria del software ha attivato su Washington sostenendo che, appunto, non solo negli USA sono disponibili tecnologie altamente sofisticate per la crittazione dei dati e delle comunicazioni.

Secondo gli esperti consultati da USA Today, le nuove regole varate dal Bureau of Export Administration del Dipartimento del Commercio consentiranno non solo l’esportazione di questi sistemi, ma anche un rilancio del mercato di queste tecnologie e una conseguente accelerazione dell’evoluzione delle stesse nella direzione di una semplificazione necessaria per farle arrivare a tutti gli interessati.

Va detto comunque che le aziende dovranno ancora richiedere il permesso per vendere le tecnologie direttamente a governi o istituzioni militari esteri e non potranno venderle nei “soliti” sette paesi accusati di sostegno al terrorismo: Iran, Iraq, Libia, Siria, Sudan, Nord Corea e Cuba.

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Pubblicato il
14 gen 2000
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