USA, la fotografia digitale è flessibile

USA, la fotografia digitale è flessibile

Ricercatori mettono a punto una tipologia di sensore in grado di "curvare" e di zoomare sull'istantanea da catturare. Niente megapixel ancora, ma la tecnologia è promettente
Ricercatori mettono a punto una tipologia di sensore in grado di "curvare" e di zoomare sull'istantanea da catturare. Niente megapixel ancora, ma la tecnologia è promettente

Un team della Northwestern University , in collaborazione con la University of Illinois at Urbana-Champaign , ha messo a punto una sorta di controparte digitale del bulbo oculare umano , un sistema lente+sensore in grado di assumere forme curvilinee in risposta all’azione del fluido contenuto all’interno del “digi-bulbo”.

L’obiettivo, dicono i ricercatori, è fornire un sistema di fotografia di qualità a costi estremamente contenuti in particolari tipi di applicazioni pratiche.

Grazie al design avveniristico messo a punto nelle università statunitensi, lo sviluppo e la costruzione delle tradizionali componenti fotografiche (lenti e sensori) viene semplificato e reso molto più economico: laddove oggi c’è la necessità di far passare l’immagine fotografica attraverso la superficie piatta di un sensore per “stamparla” su un sensore altrettanto bidimensionale, dicono i ricercatori, in futuro si potrebbero ottenere immagini più naturali grazie alla capacità di curvatura del loro sistema.

Lo studio sostiene che “questo tipo di tecnologia potrebbe essere utile per la sorveglianza notturna, l’imaging endoscopico e altri campi in cui sono necessarie fotocamere compatte con semplici ottiche per lo zoom e campi visivi grandangolari”.

Attualmente il sensore del bulbo digitale (stampato attraverso il procedimento standard CMOS) non supera la risoluzione di una griglia di 16 x 16 pixel , mentre lo zoom ottico si ferma a 3,5x. Ma i ricercatori sono convinti che col tempo, raffinando la tecnologia, si potrebbe arrivare agilmente alla produzione industriale di sistemi fotografici “di qualità professionale” da integrare negli smartphone e in ogni dove.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 21 gen 2011
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