USA, maxicondanna al ladro d'identità

USA, maxicondanna al ladro d'identità

Cinque anni di libertà vigilata ed una gigantesca multa per il giovane ex-alunno che nel 2002 aveva violato i sistemi dell'Università del Texas e sottratto i dati personali di oltre 37mila iscritti
Cinque anni di libertà vigilata ed una gigantesca multa per il giovane ex-alunno che nel 2002 aveva violato i sistemi dell'Università del Texas e sottratto i dati personali di oltre 37mila iscritti


Austin (USA) – “Meglio questo del carcere”, hanno dichiarato i difensori di Christopher Andrew Phillips, un giovane laureato in informatica che nel 2002 era riuscito a penetrare nell’archivio studenti dell’ Università del Texas : l’informatico è stato condannato a cinque anni di libertà vigilata , in aggiunta ad una multa particolarmente salata, oltre 170mila dollari . Gli inquirenti, sulle tracce di Phillips già da molto tempo, si sono avvalsi della collaborazione dei servizi segreti per rintracciare e catturare il cracker lo scorso giugno.

Secondo fonti ufficiali, il giudice texano Lee Yeakel ha interdetto il giovane dall’uso di qualsiasi strumento informatico per tutto il periodo della condanna, basata su due capi d’accusa particolarmente gravi per la legislazione statunitense: violazione di sistema informatico, ma soprattutto furto d’identità . Phillips potrà accedere a strumenti elettronici soltanto sotto stretta supervisione delle autorità ed unicamente per motivi di lavoro.

“Siamo contenti della condanna, perché risarcisce i danni subiti e manda un forte messaggio a tutti”, dichiara al Daily Texan Dan Updegrove, responsabile dei sistemi informatici dell’ateneo. Nel periodo che va dal 2002 al 2003, Phillips ha sottratto oltre 37mila schede personali dall’archivio digitale dell’Università del Texas, chiamato TXCLASS. L’indagine ha messo in luce la presenza di dati particolarmente sensibili all’interno dei file sottratti, come i personalissimi numeri di Social Security , fondamentali per qualsiasi cittadino statunitense.

Nonostante gli avvertimenti degli amministratori di sistema, che avevano già individuato le attività sospette dell’insolito ladro all’interno del network universitario, Phillips ha continuato ad installare varie backdoor su numerosi computer dell’ateneo. “Spero che questa condanna gli serva per capire che entrare nel computer degli altri è un reato”, conclude il giudice che ha coordinato le indagini sul caso.

Il furto d’identità costituisce un problema particolarmente critico per gli Stati Uniti, indiscutibilmente legato a doppio filo con l’altissimo tasso d’informatizzazione delle masse. Negli ultimi tempi alcuni casi eclatanti hanno portato ad un inasprimento dell’atteggiamento dell’opinione pubblica e delle forze dell’ordine nei confronti di questo particolare reato. Un’analisi più approfondita del fenomeno rivela che i dati sottratti dagli odierni “svaligiatori” di database vengono spesso utilizzati per portare a termine frodi bancarie d’ogni tipo.

Alcuni osservatori ipotizzano addirittura che i furti d’identità possano mettere a repentaglio la sicurezza nazionale . In questi tempi eccezionalmente irrequieti, con l’ombra della minaccia terroristica che si estende sul dominio dell’informatica, la condanna di Phillips fa suonare un campanello d’allarme: chi è sicuro di essere al sicuro, in mondo sempre più digitale?

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
8 set 2005
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