New York (USA) – Raccontati da alcuni media mainstream come timorosi e pronti a lasciare web e posta elettronica, gli americani descritti dall’ ultima indagine del Consumer Reports WebWatch sono invece utenti maturi, più consapevoli, capaci di interpretare in modo sempre meno improvvisato quello che accade in rete. Ed è una tendenza rilevante: il comportamento degli utenti statunitensi si è spesso rivelato anticipatore di quanto si concretizza poi nel resto del mondo.
Studiando un campione di utenti maggiorenni – 1501 persone di varie fasce di età – si sono evidenziati dei radicali cambiamenti nell’uso del Web, rispetto al precedente report datato 2002. Il 90% afferma di temere il furto di identità, un fenomeno in forte ascesa online e, tra questi, il 30% ha diminuito il tempo che passa online mentre il 25% ha scelto di non effettuare più acquisti online . Fra tutti coloro che normalmente sfruttavano le potenzialità dell’e-commerce, il 29% ha dichiarato di aver diminuito il numero degli acquisti.
I dati, analizzati crudamente, sembrerebbero preoccupanti ma la verità è ben diversa, semplicemente perché il fatturato dell’e-commerce statunitense è in continuo aumento, quindi un trend così negativo si sarebbe evidenziato con una conseguente caduta del settore. Allora cosa ha prodotto realmente il timore delle frodi online e del phishing? Risponde il Rapporto: ha reso gli utenti più attenti , e più restii nel dare immediata fiducia ad ogni organizzazione o azienda che opera online.
Il furto di identità sembrerebbe preoccupare di più gli over 60 (54%); gli adulti e i giovani dello stesso parere oscillano fra 46% dei primi e il 39% dei secondi. Insomma, in media poco meno della metà vive il problema come un allarme. Meno del 50% poi dichiara di aver timore nell’operare sia sui siti di e-commerce e e-business. Un sentimento che sembra essere stimolato più da un fondamento culturale perché fra quelli che non hanno fiducia nei siti di e-commerce il 58% normalmente compra poco o nulla. La nota positiva riguarderebbe l’aumento di consapevolezza nei confronti del mezzo online: il 66% ha smesso di fornire informazioni via Web , il 55% ha iniziato ad utilizzare una sola carta di credito per gli acquisti online, il 59% ha iniziato a leggere i documenti inerenti alla privacy.
Se poi si approfondiscono i comportamenti personali, le cifre cambiano ancora: finché al campione vengono fatte domande generiche che riguardano le sensazioni correlate ad alcuni servizi, si riscontrano timori e criticità. Se poi, invece, vengono fatte domande dirette, del tipo Hai fiducia nel sito dove acquisti normalmente? , le reazioni sono diverse. Nell’e-commerce classico solo il 6% afferma di non aver fiducia ; il 38% sostiene di averne molta. Le operazioni finanziarie sono sulla stessa linea: il 43% si fida dell’home banking ; il 15% ben poco. Gli unici servizi che indicano un grado di fiducia medio sono: prestiti (26%), operazioni azionarie (25%).
L’utilizzo della carta di credito per operazioni online sembra essere diffuso: il 43% ha affermato di aver effettuato fra 1 e 5 operazioni nell’ultimo anno; il 17% fra le 6 e 12 operazioni; solo 26% ha dichiarato di non usare la carta di credito. In questo senso è bene ricordare come negli USA lo strumento della credit card sia assai diffuso, ben più di quanto accade nella maggioranza degli altri paesi.
La cultura digitale in qualche modo si forma con l’ informazione non allarmistica e con l’esperienza. Una regola che secondo molti analisti non è mai stata messa in discussione anche dai fenomeni più dirompenti. Una filosofia che è stata sposata in pieno, ad esempio, dal Governo anglosassone che ha deciso di finanziare una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza informatica denominata Get Safe Online . Con la realizzazione di un portale dedicato, l’obiettivo esplicito è proprio quello di fornire agli utenti comuni tutti gli strumenti informativi per navigare ed acquistare online con tranquillità.
Già, perché rendere i consumatori maggiormente consapevoli vuol dire anche stimolare la crescita del mercato elettronico . Un’intuizione che hanno fatto propria BT, Dell, eBay, HSBC, Lloyds TSB, Microsoft, MessageLabs, securetrading.com e Yell.com, finanziatrici dell’intero progetto insieme al Governo britannico. Le statistiche, infatti, evidenziano che questa poca confidenza con il Web potrebbe minacciare gli introiti complessivi, ad ora valutati in 14 miliardi di euro.
Get Safe Online si concentrerà su più aspetti della protezione online: come aggiornare gli antivirus, l’utilizzo dei firewall, l’aggiornamento dei sistemi operativi, la protezione dei dati personali, i consigli per evitare le frodi online ecc… Non si tratta quindi di un corso accelerato per diventare professionisti del settore, ma semplicemente di un libretto delle istruzioni per godere di tutte le potenzialità del Web.
“Internet è diventato uno strumento essenziale per i consumatori e le attività imprenditoriali. Ha portato grandi benefici nel nostro quotidiano, ma sappiamo che ci sono anche dei rischi. Per questi motivi abbiamo deciso di realizzare un progetto che trasformi il Web in un ambiente più sicuro per tutti. E’ sicuramente una sfida che potremo vincere facendo collaborare le istituzioni pubbliche con il settore privato”, ha dichiarato John Hutton, Ministro del Gabinetto responsabile per le iniziative di e-Government.
“Abbiamo riscontrato che le organizzazioni criminali utilizzano Internet come un mezzo per i loro fini. Più aumenta il numero delle persone che acquistano online, operano finanziariamente e comunicano via Web, più noi abbiamo bisogno di rendere la web-sphera sicura. Get Safe Online dà alla comunità le informazioni di cui ha bisogno per proteggersi”, ha dichiarato Sharon Lemon, direttore del National Hi-Tech Crime Unit .
Dario d’Elia