Web – Le gogne elettroniche messe in piedi dalle forze dell’ordine americane si vanno diffondendo in tutti gli stati federali, suscitando ora vivissime polemiche perché fotografie, indirizzi e dettagli dei criminali vengono sempre più spesso messi a disposizione di qualunque utente internet.
Nel 1996, una normativa federale ha imposto a tutti gli stati di mantenere un database sui condannati per reati a sfondo sessuale. L’idea era quella di tenere d’occhio i loro spostamenti una volta usciti di prigione per tentare di prevenire ciò che è spesso accaduto, ovvero violenze “recidive”. Per farlo, i database dovevano essere accessibili anche alle comunità locali da terminali installati nelle stazioni di polizia. Da un paio d’anni però, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, le polizie dei singoli stati hanno iniziato a pubblicare i loro database sulla rete, rendendoli poi accessibili a qualunque utente internet.
Ora le polemiche divampano, perché oltre ai nomi e alla località di residenza dei condannati per reati sessuali, sulla rete vengono anche inseriti sempre più spesso i dettagli dei crimini da loro commessi nonché le fotografie dei responsabili.
Ormai sono 21 gli stati che hanno realizzato le proprie gogne elettroniche, altri si stanno preparando a farlo. Chi spinge per le gogne ritiene che queste siano un mezzo efficace per informare le comunità locali su quanti e quali “sex offenders” si trovino in una certa area.
Contrari, invece, molti di coloro che si occupano degli aspetti sociali e umani delle vicende dei singoli condannati, delle vittime e delle loro famiglie. Secondo David D’Amora, consulente federale in materia intervistato nei giorni scorsi dal New York Times “non ti dicono come proteggere te stesso e i tuoi bambini, non ti spiegano quale sia il livello di rischio che una persona può rappresentare. Non educano le comunità, semplicemente spargono benzina sul fuoco”. Il pericolo, sostengono gli esperti come D’Amora, è che le gogne elettroniche possano aumentare l’incidenza dei reati sessuali.
Intanto, sottolineano i critici, si moltiplicano i casi di violenza su condannati ora in libertà. Si va dalle minacce ai pestaggi e persino agli agguati, e in un paio di casi recenti le persone colpite erano finite per errore nei registri pubblicati online. Va anche detto che la legge che ha portato ai registri-gogna è stata approvata dopo le violenze subite da una bambina di quattro anni, uccisa dal suo aggressore, un pedofilo già condannato due volte per violenza su minori?