USA, tracciare col GPS si può

USA, tracciare col GPS si può

Un tribunale sentenzia: per certi controlli non occorre il permesso. Ma è una decisione che fa discutere. La tecnologia scavalca la privacy dei cittadini?
Un tribunale sentenzia: per certi controlli non occorre il permesso. Ma è una decisione che fa discutere. La tecnologia scavalca la privacy dei cittadini?

Che la cosa piaccia o meno, il tracciamento GPS dei veicoli è in gran spolvero. Naturalmente si evidenziano le indubbie qualità di un simile sistema per la sicurezza stradale , propria e degli altri , senza considerare i vantaggi per le forze di polizia preposte al controllo, alla prevenzione dei crimini e degli abusi. La corte di Appello del Quarto Distretto del Wisconsin è andata persino oltre, stabilendo che la polizia non ha nemmeno bisogno dell’autorizzazione del giudice per sapere tutto e di più del mezzo e del sospetto tenuti sotto mira.

La corte ha votato all’unanimità su un caso risalente al 2003, in cui è coinvolto il quarantunenne di Medison Michael Sveum all’epoca sospettato di stalking nei confronti di una donna rivoltasi alla polizia. Gli agenti hanno piazzato una cimice-GPS sul veicolo dell’uomo per ben due volte, dopo aver chiesto regolare autorizzazione alla giustizia, seguendo le attività del sospetto per svariate settimane e infine collezionando le prove necessarie ad arrestarlo (l’uomo stava effettivamente perseguitando la sua vittima).

Decidendo secondo quanto stabilito dalle leggi locali, la corte di appello a cui Sveum si era rivolto ha non sono riaffermato la legalità dell’operato della polizia, ma ha persino stabilito che le due autorizzazioni chieste per installare le cimici nell’auto non erano necessarie perché l’attività di controllo condotta attraverso di esse poteva benissimo essere condotta anche con altri mezzi , vedi ad esempio il pedinamento su auto.

È la stessa corte a ogni modo ad avvertire del fatto che la decisione è stata presa non senza qualche turbamento, e a chiedere alla politica di modificare la legge in modo da stabilire con certezza i casi in cui si può usare un simile sistema di controllo e quelli in cui non è lecito.

E se i giudici sono turbati è facile immaginare il tono delle reazioni delle organizzazioni pro-privacy : Larry Dupuis, direttore legale della divisione locale di American Civil Liberties Union , sostiene che “l’idea che tu possa andare e piazzare qualsiasi cosa tu voglia alla proprietà di qualcun altro senza alcuna autorizzazione da parte di una corte è sbagliata”. Senza il prerequisito dell’autorizzazione, continua Dupuis, i poliziotti “possono fare una cosa del genere a chiunque vogliano”.

Di diverso avviso sono naturalmente le forze di polizia di cui sopra, che applaudono alla decisione come a una vittoria per la sicurezza pubblica per via della crescente importanza dei dispositivi di tracciamento, nell’ambito delle investigazioni criminali su persecutori di donzelle giovani e meno giovani, ladri e spacciatori di droga.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 13 mag 2009
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