Web – C’era una volta Usenet. Già, c’era una volta perché non è detto che la Usenet di un tempo ci sarà ancora. Gli innumerevoli messaggi pubblicati sui newsgroup di mezzo mondo da gente di mezzo mondo, rischia di perdersi. Un rischio che in parte era già stato vissuto l’anno scorso, quando Deja , che gestisce il più imponente archivio di messaggi Usenet, acquisì una nuova e apparentemente folle strategia commerciale. Il rischio che si avvertì allora, che quell’immenso patrimonio di conversazioni online potesse finire commercializzato, snaturato o distrutto, lo si sente di nuovo oggi, con qualche ansia in più. Perché Deja, ora, lo vende.
L’azienda Deja, quella che l’anno scorso mise Usenet con i suoi newsgroup in un link accessibile dalla sua home page, dopo aver ristrutturato le proprie operazioni e licenziato più di cento persone, si trova di nuovo ad un momento di svolta. Sta cedendo il proprio business e, mentre si discute sulla sua divisione di commercio elettronico e di attività online, pare proprio che sia già passato di mano anche l’archivio Usenet.
Intendiamoci, mantenere cinque anni di archivio di Usenet è tutt’altro che facile, c’è chi ci ha provato e sulla strada ci ha rinunciato. Deja ha tenuto duro e oggi dispone di qualcosa come 500 milioni di messaggi distribuiti in più di 35mila diversi gruppi di discussione online. Il tutto occupa uno spazio notevolissimo: 1.500 gigabyte.
La bannerizzazione delle pagine dei newsgroup o le varie trovate di Deja per tirar fuori un valore economico dall’archivio evidentemente non bastano. Ed è qui, nel contrasto tra il profondo valore di testimonianza della comunicazione digitale dell’archivio e il suo mediocre peso commerciale, che i numerosi utilizzatori di Deja e i frequentatori di Usenet non possono che tremare. Perché non è detto che un’azienda che non sia Deja sia disponibile a mantenere quell’archivio, a non procedere ad una sua “scrematura” su chissà quali basi, ad una sua commercializzazione, come fanno altri, consentendo l’accesso a porzioni di database solo a chi paga, per dirne una.
Usenet, una delle primissime applicazioni di Internet, è stato per anni un luogo di “iniziati”, dove di tutto era lecito parlare e dove tutto, nel bene e nel male, poteva “accadere”. Poi Internet è esplosa, in Rete si è riversata una quantità impressionante di utenti che poco o nulla sapeva e sa della breve ma intensissima storia del network e anche i newsgroup sono stati presi d’assalto. Il loro uso e significato si è evoluto, cambiato. Poi è arrivato lo spam, l’invasione dell’email commerciale capace di intasare quasi tutti i gruppi di discussione con messaggi e proposte che nella maggioranza dei casi nulla avevano e hanno a che vedere con gli argomenti trattati dai gruppi stessi. Qualcosa forse si è rotto, allora, ma nonostante tutto una quantità di utilizzatori ancora oggi sfruttano i newsgroup in tutto il Mondo, per scambiare idee, opinioni, insulti e altro ancora.
Tutto questo, tutto l’insieme dell’umanità che su Usenet è girata in questi anni, è un archivio immenso oggi in vendita. Davvero difficile dormire sogni tranquilli. Almeno fino a quando non sapremo cosa “il nuovo padrone della storia di Usenet” avrà intenzione di fare di quei preziosissimi e unici documenti.