Usenet? Non s'usa più, parola di MSN

Usenet? Non s'usa più, parola di MSN

di M. Mantellini. I gruppi di discussione escono dai canali pubblicitari, sono poco controllabili, possono essere addirittura pericolosi. In pratica rappresentano il "valore intrinseco" della rete
di M. Mantellini. I gruppi di discussione escono dai canali pubblicitari, sono poco controllabili, possono essere addirittura pericolosi. In pratica rappresentano il "valore intrinseco" della rete


Web (internet) – Microsoft Network non renderà più disponibili l’accesso ai newsgroups ai
propri utenti.

A credere a quanto affermato dai responsabili di MSN i gruppi di discussione sarebbero uno strumento antiquato, superato da più recenti tecnologie quali le chat web, i programmi di messageria o le web communities, che non riscuote più grande successo fra i navigatori della rete. A sentire qualcun altro (poi smentito) sempre dello staff di MSN, la ragione di questa chiusura risiederebbe invece nell’eccesso di spamming e di messaggi off-topic sui gruppi di discussione che ne ridurrebbe potenzialità e facilità di utilizzo.

Le ragioni per cui si fanno scelte del genere, sono invece, con ogni probabilità, altre.

La principale è che su Usenet non è possibile guadagnare un bel nulla essendo uno strumento autogestito e tradizionalmente ostile alla invasione pubblicitaria. I fornitori di connettività hanno fino a oggi reso disponibile alla propria utenza una bacheca elettronica con qualche decina di migliaia di ambiti di discussione differenti a titolo di puro servizio aggiuntivo gratuito. Tutti lo facevano, non sarebbe stato possibile comportarsi diversamente, Usenet era una parte di Internet che l’utente acquistava insieme all’indirizzo di posta elettronica e all’accesso al web.

E ‘ già qualche anno che si sta lavorando alacremente per spostare la clientela non pagante dei gruppi di discussione verso altri spazi di comunicazione interattiva che abbiano differenti caratteristiche quali quella di essere meno decentrati e quindi più facilmente controllabili e consentano il posizionamento di banner pubblicitari. Le chat web e più in generale le comunità virtuali rispondono efficacemente a queste esigenze
continuando a offrire agli utenti una qualche forma di interattività.

Stesso discorso almeno in prospettiva è possibile fare per i software di messaggeria intorno ai quali, in questi mesi e non a caso, si sta combattendo una aspra battaglia fra la stessa Microsoft e AOL.

I nuovi utenti di Internet hanno sempre minor dimestichezza con Usenet, la cui efficace gestione richiede l’utilizzo di software aggiuntivi (che bisogna pure imparare ad utilizzare), la lettura di FAQ, il rispetto di alcune basilari norme comportamentali. Tutte fatiche inutili quando si dispone di un succedaneo web a portata di click, quando sono ormai frequentissimi i forum di discussione sugli argomenti più disparati, quando quasi tutti i grandi provider predispongono servizi personalizzati di chat e stanze virtuali.

Con ogni probabilità a Microsoft Network hanno considerato che sia stata raggiunta la massa critica di utenti “indifferenti” ai newsgroup tale da consentire una eliminazione non traumatica del servizio dalle opzioni per la propria clientela. Si tratta di una scelta che avrà un senso e si rafforzerà solo se altri grandi fornitori di accesso a Internet la faranno propria. Si tratta nel contempo di un altro piccolo passo verso il
controllo dei contenuti in rete e di un passo importante verso il raggiungimento della loro vendibilità. In questa maniera infatti gli utenti soddisfano la loro voglia di interazione sociale, di comunicazione, di informazione e di confronto mentre il gestore tecnico del servizio che in questo processo culturale non ha alcuna funzione, ne trae un profitto. In nome di cosa, francamente, non è dato saperlo.

Usenet, che rappresenta un ottimo esempio di autogestione e libertà al di fuori di ogni condizionamento pubblicitario avrà in futuro ancora un mercato solo se gli utenti di Internet ne continueranno a capire il valore intrinseco. Quello stesso valore che ormai in troppi in rete considerano nella peggiore delle ipotesi un “pericolo” e nella migliore “un inutile spreco” di una teorica fonte di reddito.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
25 feb 2000
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