Roma – “Mano a mano che la tecnologia viene perfezionata potremo utilizzare sistemi come la scansione del volto o il riconoscimento dell’iride”. Così Asa Hutchinson, vicedirettore del Department of Homeland Security americano, ha parlato del sistema US-VISIT, un apparato che dal prossimo gennaio rivoluzionerà il modo in cui viaggiatori di mezzo mondo potranno entrare negli Stati Uniti.
Chiunque debba procurarsi un visto per andare negli USA, dall’anno prossimo dovrà accettare che le forze di sicurezza statunitensi trattengano anche le sue impronte digitali e una fotografia. Ma è, come ha spiegato Hutchinson, solo il primo passo.
US-VISIT, infatti, punterà da un lato sulla raccolta di informazioni, anche biometriche, all’atto della richiesta di ingresso sul suolo americano e dall’altro sullo scambio di informazioni con i consolati USA nei paesi di origine dei viaggiatori.
In questo modo, spiegano quelli del Department, sarà possibile verificare lo status giuridico di ciascun “aspirante”, il livello di rischio che potrebbe rappresentare per la sicurezza nazionale americana e altro ancora.
“La frontiera intelligente – ha affermato Hutchinson – non è più soltanto una frontiera tra due paesi ma è anche una linea di informazione via computer che ci dice chi si trova nel nostro paese, quanto vi rimane e che cosa ci è venuto a fare”.
Il vicedirettore ha spiegato che tutti gli uffici del dipartimento sono al lavoro per integrare tecnologie e procedure affinché si arrivi in tempi rapidi ad utilizzare sistemi standard che possano poi via via essere ampliati con l’applicazione di nuove tecnologie biometriche.
Il Congresso crede fermamente nella bontà del progetto, al punto che per US-VISIT ha già stanziato 400 milioni di dollari. Ma è solo l’inizio.