Videogames, ovvero Girl Power

Videogames, ovvero Girl Power

Ma com'è che un game fantasy per riuscire ha bisogno di una bella e corazzata? Si chiama sindrome da Tomb Raider e ripaga bene. Tanto che Drakan tenta il colpaccio..
Ma com'è che un game fantasy per riuscire ha bisogno di una bella e corazzata? Si chiama sindrome da Tomb Raider e ripaga bene. Tanto che Drakan tenta il colpaccio..


Web (internet) – I Mucky Foot stanno completando Urban Chaos ispirandosi alla seducente e aggressiva Angela Bassett di Strange Days; la Bungie sta apportando gli ultimi ritocchi a Oni, ispirandosi invece alla tradizione techno-demoniaca del fumetto giapponese, con una graziosa ma molto vivace esorcista che dovrà farsi strada tra i nemici sfruttando la sua ampia conoscenza delle arti marziali. Già da qualche tempo è uscito Drakan: Order of the Flame, lavoro della Surreal/GT Interactive di cui fra poco vi parlerò, che ci racconta le avventure della guerriera Rynn e del drago Arohk.

Purtroppo tutte le produzioni che hanno come protagonista una ragazza e sfoggiano una visuale 3D in terza persona si imbattono inevitabilmente in un confronto con Tomb Raider, anche quando offrono una migliore realizzazione tecnica e una certa originalità. Lara è dotata di un carisma enorme, dovuto principalmente alla perfetta caratterizzazione che programmatori, disegnatori, sceneggiatori e doppiatrici sono riusciti a conferirle, ma amplificato dall’indispensabile contributo della stampa che ha creato un alone mitologico intorno al personaggio.

Tomb Raider, però, non ha saputo evolversi in questi anni, rimanendo fondamentalmente un platform 3D con l’aggiunta di combattimenti.

Quindi nel parlare di un gioco bisogna porre particolare attenzione a non farsi confondere dalla fama e dai tratti del personaggio, concentrandosi invece su grafica, giocabilità, longevità e atmosfera, che, benché soggettivi, sono gli unici parametri validi per esprimere un giudizio.

Inoltre Rynn non può usufruire della pubblicità che Lara riceve gratuitamente dalla stampa non specializzata: ogni rivista in questo periodo sfoggia un (di solito molto male informato) servizio sull’intrattenimento elettronico (da quando un sondaggio ha scoperto che è il regalo preferito dai bambini…), regolarmente accompagnato da una delle tante immagini di Lara che circolano sulla rete.



Ma in quanto a fascino e bellezza la protagonista di Drakan non ha nulla da invidiare alle rivali. Protagonista, comunque, non assoluta, visto che deve condividere le scene con il possente drago che dall’alto della sua età millenaria e della sua forza rappresenta un personaggio di grande rilievo.

Se volessimo classificare Drakan (cosa assolutamente non necessaria, ma tanto per rendere un’idea) potremmo dire che si tratta di un gioco di combattimento ed esplorazione con elementi di avventura e RPG, dove si ha la possibilità di cavalcare un drago per affrontare tesissimi combattimenti aerei; il multiplayer, che su Internet ha molti ammiratori, è sempre un regalo gradito anche se la modalità single vale da sola l’acquisto (che, a proposito, costa intorno ai 40 Euro).

Premetto che il gioco è molto bello: innanzitutto il Riot Engine è nettamente superiore, come motore grafico, a quello di altre produzioni simili, e mostra in maniera realistica ed evocativa sia le ampie scene all’aperto che gli angusti dungeon che si inabissano nelle viscere della terra. C’è spazio per grandiose rappresentazioni, in Drakan, con montagne innevate, cascate, ponti di roccia e corsi d’acqua immersi nella nebbia, che si ammirano meglio volando con la maestosa creatura con cui Rynn è in simbiosi.

Queste ambientazioni danno un’idea di libertà maggiore di quella che poi il gioco effettivamente offre: i percorsi sono lineari e non capita molto spesso di dover tornare sui propri passi.

Il sistema di combattimento è abbastanza vario e per la guerriera prevede, oltre alle classiche armi da pugna, anche armi da lancio e incantesimi, mentre la creatura alata può soffiare fuoco, gas velenoso o altre sostanze nocive, acquisendo nuovi poteri man mano che si progredisce nel gioco. Il combattimento a terra e quello in volo sono molto differenti, e ci si alterna spesso tra le due modalità perché in tunnel particolarmente stretti Arohk non può seguire Rynn, mentre all’aperto si rivela davvero micidiale.

Il sistema di subquest ed enigmi (quasi tutti di facile soluzione, ma spettacolari e ingegnosi nella realizzazione) dà al gioco un’impronta decisamente interessante, evitando la noia da spara-e-salta che è sempre in agguato nei giochi più recenti.


Effetti speciali, design dei livelli, trama e idee: Drakan è permeato di un’atmosfera magica, con un commento sonoro all’altezza della situazione e bellissimi effetti di luci e ombre in tempo reale.

Neppure le richieste HW sono eccessive, e con opportune impostazioni del livello di dettaglio, il gioco si comporta bene anche su un portatile AMD K6-2 400 con soli 32Mbyte di memoria. Quindi un PII300 con 64Mbyte di RAM, una scheda sonora a 16bit e una ormai indispensabile scheda acceleratrice 3D, rappresentano il sistema consigliato.

E ‘ necessario scaricare subito la patch che, oltre a ottimizzare il multiplayer, corregge il bug che impediva il caricamento di alcuni salvataggi. Troverete anche dei moduli per trasformare il drago da rosso in metallico, e, ovviamente, per giocare con Rynn nuda; al di la delle considerazioni sull’opportunità o sulla moralità di queste operazioni, c’è da dire che la realizzazione è veramente eccellente, e si tratta comunque di un sintomo del grande interesse degli appassionati per questo titolo. Purtroppo però rappresenta anche un ottimo appiglio per certa stampa poco interessata alla verità dei fatti che dipinge il videogiocatore come un pervertito o come un maniaco omicida a seconda dei casi.

Rynn e Arohk meritano il successo di pubblico che già Lara ha avuto, per l’originalità del gioco e la bellezza della grafica, per la magia della storia, per la giocabilità… e perché una bella ragazza che vola a cavallo di un drago rappresenta da sempre l’emblema del fantasy nel nostro immaginario collettivo.

Manrico Corazzi

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Pubblicato il
7 gen 2000
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