San Jose (USA) – Un gruppo di ricercatori statunitensi ha aggiunto un nuovo tassello al complicato puzzle che porterà alla scoperta degli effetti psicofisiologici dei videogiochi : “L’uso moderato di giochi digitali ha un ruolo importantissimo nel rallentare i meccanismi d’invecchiamento mentale e cognitivo”, dicono gli scienziati del Games for Health Project , un’iniziativa lanciata dal prestigioso Woodrow Wilson International Center for Scholars , noto think-tank accademico.
Ben Sawyer, direttore di questo progetto di ricerca volto alla comprensione approfondita delle dinamiche videoludiche, è convinto che i videogiochi bidimensionali siano di gran lunga più benefici rispetto ai cosiddetti sparatutto in soggettiva , estremamente immersivi e ricchi di grafica dettagliatissima.
“Giochi di strategia, rompicapo ed altri titoli privi di eccessiva spazialità”, riferisce Sawyer, “possono sviluppare le abilità cognitive, mantengono la mente fresca ed abituano il cervello a prendere decisioni veloci e ben ponderate”. Tuttavia, la comunità scientifica si trova almeno “a dieci anni di distanza” da una risposta definitiva sull’impatto dei videogiochi nello sviluppo cognitivo dell’individuo.
“Entro poco tempo, potremmo confermare o meno l’ipotesi che l’intrattenimento digitale stia al mantenimento dell’età mentale come l’attività fisica sta a quella dell’apparato cardiocircolatorio”, ha ricordato Sawyer. Finora, i risultati degli studi di settore sembrano smentirsi a vicenda: ci sono ricercatori che correlano l’uso di videogiochi a comportamenti deviati e chi ne esalta le proprietà benefiche .
I risultati di questo ultimo studio sono stati presentanti nel corso della Game Developers Conference in svolgimento a San Jose, California. Sawyer ha potuto parlare ad un pubblico di veri e propri VIP dell’industria videoludica, tra cui il leggendario Will Wright, designer di successo alla Maxis ed autore della serie Sim City .
“Uno dei maggiori problemi dell’industria videoludica”, ha concluso Sawyer, “è la totale mancanza di titoli appositamente progettati per essere benefici e sviluppare le capacità cognitive, fisiologiche e culturali degli utenti”. I membri del cosiddetto partito dei videogiocatori accoglieranno questa critica?
Negli ultimi tempi, specialmente negli Stati Uniti, c’è bufera sulla questione dei videogiochi: molti esponenti politici ne vorrebbero regolamentare la diffusione ed il commercio, convinti che la parola “videogioco” sia accostabile soltanto a termini come “violenza” e “sangue”.
Tommaso Lombardi