Vogliono vietare i link editoriali

Vogliono vietare i link editoriali

Cosa sarebbe il Web senza l'ipertesto? Eppure chi su questo ha costruito un servizio viene portato alla sbarra dai produttori di contenuti. Avviene in Danimarca
Cosa sarebbe il Web senza l'ipertesto? Eppure chi su questo ha costruito un servizio viene portato alla sbarra dai produttori di contenuti. Avviene in Danimarca


Roma – No, gli editori danesi non ci stanno a vedere le proprie pagine interne linkate da un servizio a pagamento che offre l’immediato accesso ad articoli, news e recensioni. Messa da parte qualsiasi considerazione sul senso dell’ipertesto nel mondo della rete, alcuni editori della Danimarca hanno deciso di portare quel servizio in tribunale.

Secondo Nicolai Lassen, che produce un servizio a pagamento (Newsbooster) che offre ogni giorno, anche via email, link agli articoli pubblicati online da più di 3mila siti internet, il Web è una ragnatela i cui “fili” sono costituiti proprio dai collegamenti ipertestuali. Ne consegue che tentare di impedirli trasforma la ragnatela in qualcos’altro.

A quanto pare, però, un gruppo di editori che pubblica anche online i propri giornali, ritiene illegittimo che siano proposti da terzi alcuni link interni ai propri siti, link che consentono agli utenti di saltare direttamente ad una pagina di interesse anziché accedervi dalla home page dei siti stessi, bypassando quindi le altre proposte del giornale, compresa naturalmente la pubblicità.

Secondo gli editori, cioè, il linking equivale a un furto. L’associazione degli editori di giornali danesi ha chiesto ad un tribunale di far chiudere Newsbooster o di imporre che questi paghi delle royalty ai produttori di contenuti. “Riteniamo ingiusto – ha dichiarato il direttore operativo dell’associazione Ebbe Dal – che un business venga basato sul lavoro di altri”.

La questione non è certo nuova e sono molti i casi, anche in altri paesi europei e negli Stati Uniti, dove aziende combattono per impedire il collegamento ipertestuale “non controllato”. La speranza dei più, naturalmente, è che tutto questo non si traduca nello snaturamento del Web, nella rescissione dei fili che collegano i siti e dunque nella sua involuzione verso qualcosa che nulla a che vedere con una ragnatela, un Web appunto, qualcosa su cui un ragno non lavorerebbe mai.

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Pubblicato il
11 giu 2002
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