Milano – La repressione tout-court degli spazi web che pubblicano e diffondono immagini frutto di violenze su bambini e minori non ha alcun effetto deterrente, al punto che anche nel 2004 il numero di siti di questo genere non ha fatto che aumentare. Almeno questo è quanto rileva l’associazione Telefono Arcobaleno nel suo Rapporto 2004.
Stando all’Associazione il 2004 è stato l’anno in cui più rapidamente sono cresciuti di numero i siti che presentano questi materiali. L’Associazione sostiene di aver individuato nel complesso 19.246 siti contro i 17.016 del 2003. Molti di più, nel complesso, a quelli segnalati nel 2002: 9.989.
Stando a Telefono Arcobaleno molti di questi siti sono ospitati su server italiani sebbene la maggiorparte si trovi in molti diversi paesi. Il “record” sarebbe detenuto da un operatore giapponese, al centro di 1.526 segnalazioni dell’Associazione.
Su molti siti web, specialmente in Giappone e Corea del Sud, dilagherebbero quelli che l’Associazione definisce “masked file”, ovvero file spesso protetti da password e caratterizzati dai formati più diversi e da nomi apparentemente innocui ma nei quali si trovano invece materiali pedo-pornografici.
Secondo l’Associazione, inoltre, il cosiddetto pedo-business sarebbe alimentato dall’aumento nel numero di utenti che accedono a questi spazi, in particolare si tratterebbe di americani, tedeschi, britannici, giapponesi, francesi ed italiani.
Nel Rapporto, Telefono Arcobaleno denuncia ancora una volta quella che ritiene sia una grave inerzia da parte delle forze dell’ordine in molti paesi, dovuta spesso anche ad una forte deficienza normativa. Sono questi i due elementi che in mezzo mondo consentirebbero al business pedo-pornografico di prosperare.
Il Rapporto è disponibile qui