Washington (USA) – Internet è nata dai computer militari americani e potrebbe quindi sembrare del tutto naturale che proprio la Difesa USA voglia dar vita ad una sorta di neo-internet con scopi esclusivamente militari . Ma si tratta di una rete che sta sollevando critiche poco benevole.
Secondo Peter Teets, vicedirettore Air Force che è intervenuto nelle scorse ore al Congresso americano, la “Internet in the Sky” sarebbe una sorta di “occhio di Dio” capace di vedere cosa fanno i nemici, le loro infrastrutture, i loro movimenti, le loro postazioni, ed offrirle in diretta sul campo ai soldati USA del futuro.
Teets, il cui intervento ha riacceso le polemiche su questa nuova rete informatica e satellitare a scopo bellico, ha ammesso che la Global Information Grid , per gli amici GIG , costituisce un obiettivo complesso che non potrà essere raggiunto prima dei prossimi vent’anni.
A sostenere il progetto è anche il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld , secondo cui si tratta forse “della cosa che maggiormente innova le nostre forze armate. E non sarà un sistema di armamenti, ma un insieme di interconnessioni”. Il riferimento diretto è al fatto che al centro di questo apparato, i cui lavori sono cominciati da qualche settimana, sarà una coniugazione del tutto inedita tra gli strumenti, le infrastrutture e i dati delle diverse armi: Marina, Aviazione ed Esercito, dunque, collaboreranno in questo quadro per dar vita al nuovo “strumento”.
Ed è intervenuto sulla questione anche Robert Stevens, vale a dire il boss della Lockheed Martin Corporation, probabilmente il più importante fornitore della Difesa americana, secondo cui il futuro “è una rete altamente protetta nella quale siano fuse le attività militari e quelle di intelligence”.
Ma quanto costerà tutto questo? E, soprattutto, si può fare? Qualche dubbio sembrano nutrirlo scienziati del calibro di Vinton Cerf , padre del TCP/IP, secondo cui “non c’è nulla di male ad avere obiettivi ambiziosi. Ma vanno temperati dalla conoscenza della fisica e dalla realtà delle cose”.
Le stime dei costi sono preoccupanti. Si parla di una spesa nei prossimi cinque anni che potrebbe superare i 24 miliardi di dollari , cifre enormi che rappresentano solo una parte dei costi possibili. Nel complesso, infatti, le attività di sviluppo dei nuovi strumenti militari potrebbero arrivare, stando alle previsioni del Pentagono riportate dal NY Times , addirittura a 200 miliardi di dollari nel giro di un decennio o poco più.
Secondo il direttore dell’Agenzia per la sicurezza dell’informazione della Difesa, John Garing, “l’essenza del warfare basato sulla rete sta nella nostra abilità di disporre di una forza combattente in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. L’information technology è la chiave di tutto questo”.
Che la situazione sia complessa e foriera di polemiche a non finire lo ha fatto capire anche un celebre esperto, John Hamre, ex viceministro della Difesa e ora alla guida del Centro per gli studi strategici di Washington: “Vogliamo sapere tutto in qualsiasi momento ovunque nel mondo? Bene. Sappiamo cosa sarà questo occhio onnivedente che metteremo nello spazio? Col cavolo”.